mercoledì 23 marzo 2016

Voucher, il lavoro fatto a pezzi

L'INCHIESTA DI RASSEGNA.IT E RADIOARTICOLO 1
 
Voucher, il lavoro fatto a pezzi


 
2016-03-21 - Bastano 10 euro lordi per comprare un'ora di prestazione. Niente controlli né verifiche. Il buono occupazionale è l'ultima frontiera dell'attacco al salario e ai diritti dei lavoratori Un'inchiesta di Rassegna e RadioArticolo1

In Italia il lavoro sempre più povero e meno tutelato ha un nome inglese: si chiama voucher. Con un voucher, cioè un buono, si “compra” la prestazione oraria di un lavoratore: 10 euro, comprensivi di assicurazione e versamento previdenziale. Basta un click: non ci sono controlli né limiti settoriali. E neanche, di fatto, limiti orari: giacché è impossibile verificare che il tempo lavorato sia effettivamente quello. Si compra, semplicemente, un’ora di lavoro, scardinando, così, l’idea complessa di regolazione dei rapporti tra datore di lavoro e lavoratore che si manifesta in un contratto, anche il più precario e instabile. Insomma: il voucher rappresenta la frontiera ultima dell’attacco al contratto di lavoro.

E questo aspetto, oltre a quello economico, spiega evidentemente il successo di questo strumento. Introdotto, ma di fatto mai utilizzato nel 2003, ha iniziato ad assumere una certa consistenza nel 2008: e dal 2008 è stata una corsa senza ostacoli. La prima impennata, non è un caso, si registra nel 2008-2009, anno di inizio della crisi, quando i buoni lavoro acquistati passano da 500.000 a 2,7 milioni. Da allora non si sono più fermati più. Da quell’anno sono stati venduti quasi 300 milioni di voucher per oltre 3 miliardi di euro. Solo dal 2013 al 2015 la percentuale di utilizzo è cresciuta del 311% e nel 2015 oltre 1 miliardo di euro sono stati pagati ai lavoratori in voucher per un totale di 115 milioni di buoni e con un incremento rispetto all'anno scorso del 66%. I primi dati del 2016 confermano il trend: a gennaio +36% rispetto allo stesso mese del 2015.
 
http://www.cdlbrescia.it

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