Il “tavolo rosso” è saltato: niente assemblea a gennaio. L’Altra Europa punta il dito contro Sel. Civati già se n’era andato.
I sindaci arancioni si
riattaccano al centrosinistra
di Checchino Antonini

Ecco
perché parecchi soggetti che avevano osservato con curiosità critica il
percorso dell’Altra Europa, della Syriza italiana, sono rimaste
scettiche sulla virata impressa al percorso dall’illusione di costruire
una sponda a chi trasmigrava dal Pd, da Human Factor fino alla
proclamazione del gruppo parlamentare.
Senza
una riflessione sull’evidente impasse del modello dei “partiti larghi”
(Syriza docet) non c’è alcuno spazio per costruire una corrente di
sinistra dentro una dinamica unitaria che ha i soliti vizi e le solite
facce della lunghissima stagione del declino della sinistra che si
diceva radicale: quelle di Sel, Prc, pezzi dell’Altra Europa con
Tsipras, Possibile di Pippo Civati, gli ex Pd Stefano Fassina e Alfredo
D’Attorre, l’europarlamentare Sergio Cofferati con un altro ex Pd, suo
sodale dai tempi della Cgil, Andrea Ranieri. Con buona pace di chi ci ha
creduto davvero, e magari ha tentato di fare il “casco blu” o di
portare un po’ di nuove energie (come l’associazione Act) in un processo
che arranca nell’indifferenza delle poche vertenze sociali in corso.
La
rottura conclamata è arrivata venerdì 11 dicembre nella sede nazionale
di Sel durante la riunione del gruppo di contatto fra tutti i soggetti
coinvolti nell’(ex) processo costituente che si sono salutati senza
darsi un nuovo appuntamento.
Come
già accaduto alle scorse regionali, se questi soggetti corrono lontani
dal Pd (ad esempio Giorgio Airaudo a Torino e forse Stefano Fassina a
Roma dove Civati parrebbe puntare sul nuovo leader radicale Maggi e una
parte di Sel pende dalla labbra di Marino) vuol dire che è stato il Pd a
decidere il divorzio. Oppure, come avvenuto a Bologna, in alcuni casi
il dilemma spacca in due gli azionisti di maggioranza.
Sotto le Due
Torri Sel ha dovuto spedire un commissario. Altrove – Cagliari, Genova,
Milano – sono stati i suoi sindaci, con l’endorsement della Boldrini, a
rivendicare la continuità col centrosinistra alle comunali imminenti
(ufficialmente “per battere le destre populiste”), sebbene in tutti i
casi le rispettive Giunte abbiano solo gestito l’austerità in nome e per
conto della “stabilità” neoliberista.
La
vulgata della rottura starebbe nella questione dello scioglimento dei
partiti che dovrebbero confluire nel processo costituente. Sel e il
gruppo parlamentare di Sinistra Italiana (presente in forze con Fassina e
D’Attorre) propone la chiusura dei soggetti di provenienza.
Rifondazione comunista – immersa fino al 19 dicembre in una
consultazione interna dall’esito tutt’altro che scontato – non ci sta a
rottamarsi. Spiega Paolo Ferrero, segretario del Prc, che per “unire ciò
che il neoliberismo divide” non serve un nuovo partito ma un soggetto
unitario plurale, in grado di valorizzare tutte le soggettività sociali,
politiche e culturali interessate a sconfiggere il neoliberismo: da
Civati ai centri sociali (sicuramente quelli legati a Sel). E’ la tesi
della doppia tessera «con vincolo per i partiti che si riconoscano nel
soggetto unitario di non presentarsi alle elezioni e il divieto cumuli
incarichi fra partito e soggetto unitario». Per Sel la doppia tessera
non è proponibile come non è proponibile riconoscere dignità ai cugini
di Rifondazione.
Sullo
sfondo la feroce lotta per la leadership dentro Sel e tra Sel e i big
transfughi dal Pd. «Sono allucinato – scrive su fb Massimo Torelli, ex
garante degli albori della Lista Tsipras – rispetto alla decisione di
rompere a freddo di Fratoianni, alle argomentazioni sul partito da tardo
PCI di Fassina e alle proposte di Ferrero guidate dall’ansia di
tutelare il PRC non esiste altro commento.
Nessuno ha colto il percorso proposto da noi da tempo e oggi riproposto con un documento da ACT.
Non comprendere che anteporre esigenze particolari alla necessità di
creare la precondizione di un solo processo costituente di un soggetto
politico così come definito nella costituzione all’art.49 ( partito) dimostra che siamo fuori dal mondo».
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