«Per la legge Fornero, ci sono donne sopra i sessanta anni che vorrebbero andare in pensione, stare con i nipoti. Senza stare a fare promesse: con la legge di stabilità stiamo studiando un meccanismo per dare un pochino di libertà in più».
Dal 2016 si potrebbe andare in pensione prima al prezzo di un assegno più basso. Dopo mesi di discussione sotto traccia ieri Renzi ha confermato che con la prossima legge di Stabilità cambierà di nuovo l'età per andare in pensione per attenuare alcune rigidità della legge Fornero con forme di flessibilità con penalizzazioni crescenti dell'assegno quanto più ci si allontana dall'età standard per la vecchiaia.
Oggi l'età per la pensione di vecchiaia
è di 66 anni e 3 mesi per gli uomini e le donne tranne che per le
lavoratrici del settore privato per le quali servono 63 e 9 mesi e per
il settore autonomo per il quale sono chiesti 64 anni e 9 mesi, oppure
indipendentemente dall'età anagrafica servono 41 anni e 6 mesi di
contributi per le donne e 42 anni e 6 mesi per gli uomini. Ma dal
prossimo anno questi requisiti sono destinati ad aumentare se non si
interverrà in tempo utile.
Le opzioni allo studio sono diverse anche se l'esecutivo non ha
effettivamente ancora scelto. Il punto di partenza sarà però il disegno
di legge Damiano (ddl 857) quello che prevede il "raffreddamento" della
quota di assegno calcolata con il vecchio metodo retributivo in funzione
dell'età anagrafica e di quella contributiva in cambio di un'uscita a
partire dai 62 anni e 35 di contributi.
La riduzione parte da un massimo dell'8% in corrispondenza dei 62 anni e 35 di contributi e, come indicato, interessa le sole quote dell'assegno calcolate con il sistema retributivo,
cioè quello piu' generoso. La riduzione decresce poi gradualmente al
crescere dell'età anagrafica e/o di quella contributiva sino ad
azzerarsi in corrispondenza dei 66 anni di età. Ecco quindi che un
lavoratore con 62 anni e 40 anni di contributi vedrebbe una riduzione
del 3% oppure uno con 63 anni e 35 di contributi prenderebbe una
decurtazione del 6%.
Nello stesso ddl c'è anche la proposta di abbassare a 41 anni i requisiti contributivi necessari per uscire indipendentemente dall'età anagrafica, una misura particolarmente apprezzata dai lavoratori precoci che maggiormente hanno sofferto la Riforma Fornero.
Sul tappeto c'è anche la proposta di applicare il metodo contributivo
a chi decida di anticipare la pensione. Si tratterebbe di una sorta di
estensione dell' opzione donna che già oggi permette alle lavoratrici con 57 anni di età e 35
di versamenti di lasciare il lavoro con il trattamento pensionistico
calcolato interamente sulla base dei contributi versati. Tale progetto
potrebbe essere esteso anche agli uomini magari con un requisito anagrafico piu' elevato. Piu' complessa invece la quota 100, provvedimento chiesto soprattutto dalla Lega, a meno che non si converga per l'introduzione di specifiche penalità.
L'obiettivo comunque è chiaro. Rendere neutra dal punto di vista
attuariale la nuova flessibilità in uscita. E questo potrebbe permettere
il via libera della Commissione di Bruxelles ad un allentamento dei
vincoli della Fornero. Perché in un primo tempo la modifica dell'età pensionabile produrrà deficit destinato a rientrare però nel lungo termine.
Entro giugno, poi, come annunciato dal presidente dell' istituto Tito
Boeri, l'Inps presenterà una sua proposta organica al governo e al
Parlamento che riguarderà anche la flessibilità in uscita. I tecnici
dell'Inps stanno simulando diverse ipotesi, soprattutto per concedere un
sostegno al reddito agli ultra55enni che hanno perso
il lavoro e si trovano in condizioni economiche di bisogno. Rimane tra
le opzioni possibili anche quella avanzata dall'ex ministro del Lavoro,
Enrico Giovannini, di introdurre il prestito pensionistico a favore dei lavoratori vicini alle pensione, ma senza aver maturato ancora i requisiti, che perdano l'occupazione.
Da sciogliere anche il nodo esodati nonchè quello relativo alle ricongiunzioni onerose e alla Riforma della gestione separata,
capitoli tutti rimasti irrisolti dalla Riforma Fornero, a cui si
aggiunge ora la partita sulla rivalutazione degli assegni che, come
annunciato da Padoan, dal 1° gennaio 2016 cambierà di nuovo.
http://www.pensionioggi.it
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