giovedì 21 maggio 2015

Riforma Pensioni, piu' vicina l'uscita a 62 anni e 35 di contributi

«Per la legge Fornero, ci sono donne sopra i sessanta anni che vorrebbero andare in pensione, stare con i nipoti. Senza stare a fare promesse: con la legge di stabilità stiamo studiando un meccanismo per dare un pochino di libertà in più».
Dal 2016 si potrebbe andare in pensione prima al prezzo di un assegno più basso. Dopo mesi di discussione sotto traccia ieri Renzi ha confermato che con la prossima legge di Stabilità cambierà di nuovo l'età per andare in pensione per attenuare alcune rigidità della legge Fornero con forme di flessibilità con penalizzazioni crescenti dell'assegno quanto più ci si allontana dall'età standard per la vecchiaia.
Oggi l'età per la pensione di vecchiaia è di 66 anni e 3 mesi per gli uomini e le donne tranne che per le lavoratrici del settore privato per le quali servono 63 e 9 mesi e per il settore autonomo per il quale sono chiesti 64 anni e 9 mesi, oppure indipendentemente dall'età anagrafica servono 41 anni e 6 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 6 mesi per gli uomini. Ma dal prossimo anno questi requisiti sono destinati ad aumentare se non si interverrà in tempo utile.
Le opzioni allo studio sono diverse anche se l'esecutivo non ha effettivamente ancora scelto. Il punto di partenza sarà però il disegno di legge Damiano (ddl 857) quello che prevede il "raffreddamento" della quota di assegno calcolata con il vecchio metodo retributivo in funzione dell'età anagrafica e di quella contributiva in cambio di un'uscita a partire dai 62 anni e 35 di contributi.


La riduzione parte da un massimo dell'8% in corrispondenza dei 62 anni e 35 di contributi e, come indicato, interessa le sole quote dell'assegno calcolate con il sistema retributivo, cioè quello piu' generoso. La riduzione decresce poi gradualmente al crescere dell'età anagrafica e/o di quella contributiva sino ad azzerarsi in corrispondenza dei 66 anni di età. Ecco quindi che un lavoratore con 62 anni e 40 anni di contributi vedrebbe una riduzione del 3% oppure uno con 63 anni e 35 di contributi prenderebbe una decurtazione del 6%.
Nello stesso ddl c'è anche la proposta di abbassare a 41 anni i requisiti contributivi necessari per uscire indipendentemente dall'età anagrafica, una misura particolarmente apprezzata dai lavoratori precoci che maggiormente hanno sofferto la Riforma Fornero.   
Sul tappeto c'è anche la proposta di applicare il metodo contributivo a chi decida di anticipare la pensione. Si tratterebbe di una sorta di estensione dell' opzione donna che già oggi permette alle lavoratrici con 57 anni di età e 35 di versamenti di lasciare il lavoro con il trattamento pensionistico calcolato interamente sulla base dei contributi versati. Tale progetto potrebbe essere esteso anche agli uomini magari con un requisito anagrafico piu' elevato. Piu' complessa invece la quota 100, provvedimento chiesto soprattutto dalla Lega, a meno che non si converga per l'introduzione di specifiche penalità.
L'obiettivo comunque è chiaro. Rendere neutra dal punto di vista attuariale la nuova flessibilità in uscita. E questo potrebbe permettere il via libera della Commissione di Bruxelles ad un allentamento dei vincoli della Fornero. Perché in un primo tempo la modifica dell'età pensionabile produrrà deficit destinato a rientrare però nel lungo termine.
Entro giugno, poi, come annunciato dal presidente dell' istituto Tito Boeri, l'Inps presenterà una sua proposta organica al governo e al Parlamento che riguarderà anche la flessibilità in uscita. I tecnici dell'Inps stanno simulando diverse ipotesi, soprattutto per concedere un sostegno al reddito agli ultra55enni che hanno perso il lavoro e si trovano in condizioni economiche di bisogno. Rimane tra le opzioni possibili anche quella avanzata dall'ex ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, di introdurre il prestito pensionistico a favore dei lavoratori vicini alle pensione, ma senza aver maturato ancora i requisiti, che perdano l'occupazione.
Da sciogliere anche il nodo esodati nonchè quello relativo alle ricongiunzioni onerose e alla Riforma della gestione separata, capitoli tutti rimasti irrisolti dalla Riforma Fornero, a cui si aggiunge ora la partita sulla rivalutazione degli assegni che, come annunciato da Padoan, dal 1° gennaio 2016 cambierà di nuovo.

 http://www.pensionioggi.it

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