La legge di Stabilità prevedrà nuovi
interventi per la flessibilità in uscita.
Nonostante il buco sul sistema pensionistico
causato dalla recente sentenza della Corte Costituzionale (con cui è stata
cancellata la riforma Monti-Fornero), il Governo trova spazio per correggere le
regole previdenziali e, in particolare, quelle sulla pensione anticipata.
In particolare, proprio ieri il Premier ha riferito, in conferenza stampa, che
saranno presto approvate nuove norme per chi vuole andare in pensione in
anticipo, prima cioè dell’età pensionabile “ordinaria”.
L’idea del Governo, volta a creare una maggiore flessibilità
in uscita per rilanciare l’occupazione, è anche quella di consentire, in
caso di deroga ai tetti di età, una piccola riduzione dell’assegno Inps. Renzi
sembra partire da un presupposto: un distacco dalle normative passate,
giudicate dal Premier “troppo rigide” sull’età pensionabile. Si andrà quindi –
stando alle dichiarazioni – a dare un po’ di spazio in più a chi vorrà avere
maggiore libertà e disponibilità, ad esempio “la nonna che si vuole godere il
nipotino”.
L’esecutivo si sta muovendo tra diverse opzioni.
Eccole sinteticamente.
Potrebbe essere attivata la famosa “uscita
flessibile con penalizzazioni”, ossia la possibilità di consentire il
prepensionamento da 62 anni e tre mesi di età in presenza di un’anzianità
minima di 35 anni. A fronte di ciò, il pensionato riceverebbe un assegno
pensionistico inferiore del 2% sulla quota calcolata con il sistema
retributivo: così sarebbe per tutti gli anni mancanti all’età di vecchiaia,
momento in cui l’importo sarà ripristinato nella sua normalità.
L’altra idea in cantiere è attuare la famosa “quota
cento”, o meglio cento e tre mesi o 101 e tre mesi per gli autonomi, dove
“cento” rappresenta la somma di età anagrafica e anzianità contributiva, con la
previsione di una maturazione di almeno 35 anni di anzianità contributiva e di
almeno 60 anni e tre mesi di età anagrafica (61 e tre mesi per i lavoratori
autonomi).
Ancora, nel calderone c’è l’ipotesi del
cosiddetto “contributivo esteso a tutti”: estendere a tutti i lavoratori
la facoltà di opzione per la liquidazione del trattamento pensionistico con il
sistema di calcolo interamente contributivo (oggi prevista in via sperimentale
fino alla fine dell’anno per le sole donne). In tal caso sarebbe necessario
avere 62 anni e tre mesi di età con 35 anni di contributi.
Si parla infine del famoso “prestito
pensionistico”: chi ha 62 anni e tre mesi compiuti e 35 anni di contributi
potrebbe andare in prepensionamento percependo un assegno temporaneo (700 euro
al mese, per esempio) fino alla maturazione del diritto alla pensione di
vecchiaia, con successiva restituzione da parte del pensionato della somma complessivamente
percepita con mini-prelievi sulla pensione finale.
http://www.laleggepertutti.it
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