lunedì 18 maggio 2015

Pensione anticipata: nuove regole con assegni ridotti



La legge di Stabilità prevedrà nuovi interventi per la flessibilità in uscita.

 Nonostante il buco sul sistema pensionistico causato dalla recente sentenza della Corte Costituzionale (con cui è stata cancellata la riforma Monti-Fornero), il Governo trova spazio per correggere le regole previdenziali e, in particolare, quelle sulla pensione anticipata. In particolare, proprio ieri il Premier ha riferito, in conferenza stampa, che saranno presto approvate nuove norme per chi vuole andare in pensione in anticipo, prima cioè dell’età pensionabile “ordinaria”.

L’idea del Governo, volta a creare una maggiore flessibilità in uscita per rilanciare l’occupazione, è anche quella di consentire, in caso di deroga ai tetti di età, una piccola riduzione dell’assegno Inps. Renzi sembra partire da un presupposto: un distacco dalle normative passate, giudicate dal Premier “troppo rigide” sull’età pensionabile. Si andrà quindi – stando alle dichiarazioni – a dare un po’ di spazio in più a chi vorrà avere maggiore libertà e disponibilità, ad esempio “la nonna che si vuole godere il nipotino”.
L’esecutivo si sta muovendo tra diverse opzioni. Eccole sinteticamente.

 Potrebbe essere attivata la famosa “uscita flessibile con penalizzazioni”, ossia la possibilità di consentire il prepensionamento da 62 anni e tre mesi di età in presenza di un’anzianità minima di 35 anni. A fronte di ciò, il pensionato riceverebbe un assegno pensionistico inferiore del 2% sulla quota calcolata con il sistema retributivo: così sarebbe per tutti gli anni mancanti all’età di vecchiaia, momento in cui l’importo sarà ripristinato nella sua normalità.

 L’altra idea in cantiere è attuare la famosa “quota cento”, o meglio cento e tre mesi o 101 e tre mesi per gli autonomi, dove “cento” rappresenta la somma di età anagrafica e anzianità contributiva, con la previsione di una maturazione di almeno 35 anni di anzianità contributiva e di almeno 60 anni e tre mesi di età anagrafica (61 e tre mesi per i lavoratori autonomi).

 Ancora, nel calderone c’è l’ipotesi del cosiddetto “contributivo esteso a tutti”: estendere a tutti i lavoratori la facoltà di opzione per la liquidazione del trattamento pensionistico con il sistema di calcolo interamente contributivo (oggi prevista in via sperimentale fino alla fine dell’anno per le sole donne). In tal caso sarebbe necessario avere 62 anni e tre mesi di età con 35 anni di contributi.

 Si parla infine del famoso “prestito pensionistico”: chi ha 62 anni e tre mesi compiuti e 35 anni di contributi potrebbe andare in prepensionamento percependo un assegno temporaneo (700 euro al mese, per esempio) fino alla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia, con successiva restituzione da parte del pensionato della somma complessivamente percepita con mini-prelievi sulla pensione finale.

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