giovedì 5 settembre 2013

Se Pd fa rima con Dc


Stazione Leopolda, Matteo Renzi - viva l'italia vivaVogliono rifare la Democrazia cristiana? Ancora non si sa, certo è che due indizi come Enrico Letta e Matteo Renzi non fanno una prova ma quasi. Dario Franceschini, altro popolare di lungo corso, lancia il sasso nello stagno e rivela che sì, anche lui potrebbe votare per Matteo Renzi al congresso autunnale del partitone tricolore. Ma solo a due condizioni, avverte con sottigliezza scudocrociata l’attuale ministro dei rapporti con il parlamento, esponente di punta della cosiddetta Areadem. La prima è che Renzi «lavori e si impegni per unire e non per dividere». E già qui, considerati carattere e storia personale del rottamatore di Rignano sull’Arno, non sarà certo facile. La seconda è ancor più velenosa: la bella metafora franceschiniana dei magnifici Mazzola-Rivera del mondiale messicano (e a ben ricordare anche del vittorioso europeo del ’68) serve al ministro per ribadire che i due simboli di Milan e Inter a cavallo fra i sessanta e i settanta dovevano giocare insieme, non essere sacrificati l’uno per l’altro. Conclusioni d’obbligo: bene venga Renzi a Largo del Nazareno ma Enrico Letta non si tocca. Chissà come sarà contento l’ambiziosissimo sindaco di Firenze. E per giunta quello che dice Franceschini è il contrario di quello che dicono Massimo D’Alema e i suoi. L’esatto contrario.
Nel mentre si moltiplicano i retroscena, alcuni francamente fantasiosi, sugli effetti collaterali che avrebbero provocato le dichiarazioni di Frnceschini. Si dice in giro che i bersaniani siano all’angolo, così all’angolo da avere le stesse posizioni dei dalemiani. «Non ho ancora capito se Renzi intenda fare il segretario per guidare il partito o perché vuole diventare premier – spiega Anna Finocchiaro – Sono ruoli che richiedono differenti competenze e che devono rimanere distinti. Renzi mi convinca sulle sue reali intenzioni». E ancora: «In sede congressuale, se il confronto si limitasse alle figure di Renzi e Letta rimarrebbe fuori un’area e una tradizione importante, quella degli ex Ds». Già, gli ex Ds. Lo stesso Massimo D’Alema ha dichiarato che continuerà a sostenere Gianni Cuperlo, e in caso di vittoria del sindaco di Firenze si accomoderà all’opposizione. Il “giovane turco” Matteo Orfini attacca direttamente il rottamatore: «Dunque Matteo Renzi vuole “rivoluzionare” il Pd con Franceschini, Fioroni, Veltroni, Bettini, Fassino. Sarà un congresso divertente…». Su quest’ultimo punto Orfini non ha torto. Scetticismo sulla scesa in campo del rottamatore arriva anche da altri big del partito. Pierluigi Bersani non ha ancora parlato ma prima di sostenere un candidato alla segreteria del Pd, ha riflettuto con i suoi, bisognerebbe sapere quale idea di partito e di Paese ha in testa. Intanto il presidente regionale toscano, Enrico Rossi, uno che di solito non le manda a dire, osserva che un «prestigioso quotidiano nazionale si è assunto il compito di decidere lui come deve andare a finire il congresso Pd».
Per stemperare il clima Renzi “si” “fa” “intercettare” mentre sbeffeggia Bersani. Sai che novità. «Bersani durante le primarie è stato perfetto, mi ha fatto un c… così, è stato bravissimo, è andato bene, non ha sbagliato una mossa. Poi negli ultimi mesi… o era spompo, che ci sta anche…». Magia dell’informazione lo «spompo» di Renzi finisce su tutte le prime pagine dei giornali.
FRIDA NACINOVICH
da Liberazione.it

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