Il segretario della Cgil ha partecipato alla riflessione su «Società e lavoro»
«La
classe dirigente italiana ha fallito perché non ha saputo dare un
obiettivo al Paese». Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, ha
accusato di miopia la classe politica, rea di aver perso di vista «la
vera ricchezza dell’Italia: il lavoro.
Il problema della mancanza di lavoro è sentito anche dagli ingegneri:«L’aspetto più difficile è ottenere i pareri per costruire un’opera, ma nonostante tutto riusciamo a costruire opere di elevatissimo livello e all’estero siamo riconosciuti come tra i migliori professionisti del settore», ha spiegato Ugo Dibennardo, direttore centrale della progettazione dell’Anas. Quello che manca sono regole certe: «Ne servirebbero poche e che diano vere tutele», ha sostenuto Giovanni Cardinale, membro del Consiglio nazionale degli ingegneri, subito incalzato da Beatrice Benelli, del network giovani degli Ingegneri: «La mancanza di regole penalizza soprattutto noi giovani, spesso costretti a lavorare gratuitamente».
dalla camera del lavoro di Brescia
BRESCIAOGGI | 27 luglio 2013

Siamo
vittime di un fenomeno culturale che ha tratteggiato il nostro Paese
come qualcosa che non esisteva, lasciando nell’angolo il lavoro».
Camusso è intervenuta nel secondo appuntamento pomeridiano del Congresso
nazionale degli ingegneri, dedicato a «Società e lavoro», che ha messo
a
confronto professionisti del settore, coordinati dal giornalista di
Repubblica, Marco Panara. Camusso ha ricordato che «per anni ci hanno
detto che gli operai erano scomparsi e che il mondo del lavoro poteva
essere deregolarizzato, ma oggi riscopriamo che gran parte dell’economia
del nostro Paese si regge sull’attività manuale. Se avessimo continuato
a qualificare la formazione professionale non scopriremmo che oggi ne
abbiamo bisogno».
IL
SEGRETARIO della Cgil ha invitato a guardare al futuro facendo leva sul
grande patrimonio che il nostro Paese ha a disposizione: le sue
ricchezze artistiche e paesaggistiche.
«Tutto
questo non è solo una vetrina, ma un terreno su cui applicare
conoscenze tecnologiche che potremmo anche esportare all’estero. Si
creerebbe lavoro qualificato, mettendo anche in sicurezza i territori
che soffrono di rischio idrogeologico: è su questi temi che bisogna
centrare la politica industriale del Paese, non con investimenti a
pioggia ad aziende che vanno via dall’Italia».
Pietro
Ichino, senatore e professore di Diritto del lavoro all’Università di
Milano, si è scagliato contro la cassa integrazione (sempre difesa dai
sindacati), definita «una trappola per i lavoratori. Non è il modo in
cui si ricollocano i lavoratori, la cassa integrazione non è lo
strumento per affrontare le crisi occupazionali: faremmo bene a
riflettere sull’opportunità di cambiare la tutela della sicurezza
economica e professionale del mercato del lavoro». La riprova, secondo
Ichino, è un dato relativo al Veneto, secondo cui 8 lavoratori su 10
ritrovano un posto di lavoro entro l’anno non usufruendo della cassa
integrazione.
«Il
lavoro c’è, non siamo in un mondo in cui il mercato del lavoro sta per
finire: già oggi c’è unagrande qualità di lavoro, ma accessibile quasi
esclusivamente tramite reti professionali, parentali e amicali», ha
sottolineato Ichino, ricordando che «esistono grandi bacini di lavoro
inutilizzati, soprattutto nelle professioni manuali, che stiamo
sprecando».
Il problema della mancanza di lavoro è sentito anche dagli ingegneri:«L’aspetto più difficile è ottenere i pareri per costruire un’opera, ma nonostante tutto riusciamo a costruire opere di elevatissimo livello e all’estero siamo riconosciuti come tra i migliori professionisti del settore», ha spiegato Ugo Dibennardo, direttore centrale della progettazione dell’Anas. Quello che manca sono regole certe: «Ne servirebbero poche e che diano vere tutele», ha sostenuto Giovanni Cardinale, membro del Consiglio nazionale degli ingegneri, subito incalzato da Beatrice Benelli, del network giovani degli Ingegneri: «La mancanza di regole penalizza soprattutto noi giovani, spesso costretti a lavorare gratuitamente».
dalla camera del lavoro di Brescia
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