2013-01-23 - I lavoratori della Mac non sono soli. È tutto qui il senso della decisione della Fiom di convocare questa settimana gli attivi di zona davanti ai cancelli del sito Iveco di via Volturno.
L'azienda
ha deciso di cessare l'attività e di licenziare 80 lavoratori. Non
potrebbe, perché un accordo sottoscritto in passato diceva al contrario
che, in caso di cessazione di attività, gli 80 sarebbero stati
riassorbiti nel gruppo.
Tempi
difficili, questi, per i lavoratori: l'azienda firma accordi con chi
più aggrada e fa carta straccia di quelli sottoscritti in passato. La
Fiom, però, non ci sta e gli attivi di zona davanti ai cancelli della
Mac dicono proprio questo.
Sta
per entrare in vigore un nuovo accordo separato. Anzi, separato, è
improprio, perché questa volta la Fiom non ha potuto nemmeno sedersi al
tavolo. Cosa dice il nuovo accordo sottoscritto da Fim e Uilm? Francesco
Bertoli, segretario della Fiom di Brescia, ai delegati ricorda il
contesto.
L'accordo
separato del 2009, l'accordo sulle deroghe al contratto del 2010,
quello sull'automotive del 2011, gli accordi interconfederali (senza la
Cgil) su produttività e assetti contrattuali.
E
il nuovo accordo dei metalmeccanici, quello che entrerà in vigore da
venerdì, cosa dice nel merito? Beh in pratica che, oramai, parlare di
contratto nazionale è parola grossa. Gli orari vengono estesi, gli
straordinari «obbligatori» non sono un'eccezionalità ma vengono
raddoppiati. «Insomma, l'orario di lavoro viene consegnato nelle mani
dell'azienda e viene aumentato - spiega Bertoli -. E questo nel momento
in cui il lavoro è poco e dovrebbe essere diviso tra i lavoratori». Già,
se c'è la crisi, si diffonde la cassa integrazione e manca il lavoro,
che senso ha aumentare le ore?
Poi
ci sono i soldi: che tra Ipca e sostituti, blocco dei punti,
allungamenti possibili degli scatti se la crisi continua (ma chi non
sarà in crisi anche quest'anno?) diminuiranno in termini di potere
d'acquisto. Insomma, si lavora di più e si guadagna di meno. E chi si
ammala? L'Inps paga dal quarto: i primi tre, così dicevano gli accordi,
venivano pagati dall'azienda al 1005 ma ora non sarà più così e si
prenderà di meno.
Questo è il quadro. La Fiom dice no e mette in campo una piattaforma rivendicativa. Seguiranno mobilitazioni.
dalla Camera del Lavoro di Brescia
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