

Le parole da regalare a Natale
A volte manca l’idea per un regalo
all’ultimo minuto. O mancano i soldi, specie quest’anno. E allora provo
a immaginare un dono un po’ diverso, immateriale, semplice ma
importante. Il dono delle parole che fanno compagnia e riscaldano il
cuore e illuminano la mente. Proviamo ad appenderle al nostro albero di
Natale, in ogni casa nella quale vive una persona con disabilità,
qualunque sia il suo handicap, perché alcune parole riguardano tutti,
sia chi le pronuncia, sia chi le ascolta e le fa proprie.
Dignità. E’ il primo pacchetto colorato da
infiocchettare e collocare sotto l’albero. Ogni persona ha diritto alla
dignità, alla considerazione della propria esistenza, che è unica e
irripetibile, anche quando è difficile, anche quando esprimersi in modo
autonomo non è possibile. Anche quando il cervello sembra non rispondere
perfettamente ai comandi della volontà.
Libertà. Non c’è disabilità che faccia rima con
prigione. La libertà è come l’aria, ne abbiamo un bisogno
insopprimibile. Ogni volta che non siamo messi in condizione di
decidere, di scegliere, di partecipare, di muoverci, è come se subissimo
una piccola o grande violenza, una costrizione che riduce la nostra
visione del mondo e ci spinge, lentamente, a rinunciare alla sfida
dell’esistenza.
Solidarietà. Questo non è un pacchetto, ma una di
quelle “sciarpe” d’argento e d’0ro che servono per addobbare l’albero,
circondandone i rami verdi. Sembra una parola d’altri tempi, è stata
usata troppo spesso in modo improprio, per far credere di essere buoni
con chi è più debole. Ma la solidarietà serve,
quando diventa rete, quando è concreta e operativa, quando significa:
“Io non mi dimentico di aiutarti, tu ricordati di chiedermelo”.
Diritti. Questo è il puntale dell’abete. Va messo
con cura, e fissato per bene. Senza i diritti le persone sono orfane di
dignità, di libertà e di solidarietà. I diritti sono scritti sulla
carta, ma vivono nella pelle, nelle azioni, giorno dopo giorno. Si
esigono solo quando si conoscono per bene e si accompagnano alle leggi,
ai finanziamenti, ai buoni comportamenti. I diritti non si comprano e
non si vendono. Esistono. E sono giusti, incontrovertibili, universali.
Partecipazione. Questo è un bel gioco di ruolo, con una scatola piena di pezzi, due dadi, un tavoliere e tante carte da usare. Non si può giocare
da soli. Meglio in tanti, ma comunque almeno in due. Senza
partecipazione la vita di una persona con disabilità si riduce a una
serie di operazioni legate alla sopravvivenza: lavarsi, vestirsi,
mangiare, dormire. La vita è altro. E’ stare insieme, abituarsi a stare
insieme. E’ reciproco, e non sempre e facile giocare. E vincere.
Cultura. E’ una parola che non sempre si abbina alla
disabilità. E dire che siamo pieni di buoni libri, o di film, che ci
potrebbero aiutare a capire, a conoscere, fino a stupirci. Nei giorni
del Natale non c’è niente di meglio che cercare di saperne di più,
perché nessuno è perfetto, e molto spesso dall’ignoranza nascono e si
sviluppano i pregiudizi, brutta roba davvero. Mettete almeno un libro
sotto l’albero, non ve ne pentirete.
Amore. In ogni forma
e in ogni relazione, è la parola chiave del Natale. Lo so che potrebbe
sembrare retorica, ma in questo blog ne abbiamo parlato spesso, anche
grazie ai vostri racconti. In questi giorni a volte il pensiero
dell’amore può suscitare malinconia o nostalgia. Ma questa parola merita
comunque di essere tenuta presente, magari come desiderio, come
speranza, come messaggio per l’anno che sta per arrivare. Mai dire mai.
Divertimento. Ecco, non dimenticate mai questa
parola sotto l’albero. La disabilità non è tristezza, non è solo un
fardello di problemi. Tante volte si traduce in ironia, in leggerezza,
in gioia, in allegria. E questo avviene quando ci si pone l’obiettivo di
vivere in modo normale, per quanto possibile, come tutti. E almeno in
questi giorni basta poco. Magari una tombola, come si faceva una volta. O
un panettone condito di qualche risata.
Denaro. Non è una parola che mi piaccia
particolarmente, specie quest’anno. Tutto è diventato denaro, forse
perché non ce n’è a sufficienza. O forse perché i diritti sono tutti
monetizzati, contrattati, ridotti a merce di scambio. Ma una volta,
quando ero piccolo, c’erano le monete di cioccolato, avvolte in una
bella carta dorata. Erano un modo per ricordare che il denaro purtroppo
serve. E molto spesso disabilità fa rima con povertà. Perché la
disabilità costa, ogni giorno, 365 giorni all’anno.
Lavoro. Più che un regalo è diventato un desiderio,
per tante, troppe, persone con disabilità. Appendere questa parola
all’albero di Natale è un modo per ricordare che la legge esiste, anche
se molti la aggirano, e tanti la ignorano. Il lavoro rende liberi, ma
non nel senso macabro che veniva inteso tanti anni fa in Germania. No,
proprio sul serio. Il lavoro garantisce autonomia, libertà di scelta,
gratificazione personale, rispetto, dignità. Un regalo tira l’altro,
insomma.
Felicità. Lo so, adesso mi direte che esagero. Però
io un pacchettino piccolo piccolo con su scritto “Felicità”, proverei
comunque a metterlo sotto l’albero. Non si sa mai. A volte basta un
attimo a illuminare una vita. Proviamoci.
Auguri a tutti, amici InVisibili. Buon Natale, davvero.
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