Il giovane Renzi gli ha promesso guerra aperta. De Magistris gli ha spiegato chiaro e tondo che “senza l’Idv non se ne fa niente”. Emiliano, Zedda, Orlando e altri seguono il sindaco di Napoli. Vendola – a fronte di una rivolta popolare – ha già fatto marcia indietro. Persino il fido Casini lo ha mollato: “Andiamo da soli, poi si vedrà.” Per non parlare di Di Pietro, Ferrero, Landini e dei movimentisti: tutti prendono le distanze dal segretario del Pd. Che ora rischia di ritrovarsi con un pugno di mosche in mano.
di Andrea Succi
L’unico
che gli sta dimostrando una certa fedeltà (fino a quando?) è Pisapia,
sindaco di Milano nonché avvocato di quel Carlo De Benedetti che
vorrebbe omologare il centrosinistra alla borghesia tecnocratica. Per il
resto Bersani ha poco di che essere contento: da quando si è messo in
testa di voler governare il Paese – dio ce ne scampi: da uno che
appoggia incondizionatamente Monti ci si può aspettare di tutto – e ha preso a fare il duro con Di Pietro, la poca terra che aveva sotto i piedi sembra franare come nel disastro del Vajont.
E se la metafora non fosse troppo ardita, oltre che politically uncorrect,
si potrebbe paragonare Bersani a un appestato da cui tutti scappano. La
foto di Vasto si è trasformata in uno specchio rotto (dal segretario
del Pd) la cui maledizione ricadrà sull’autore del misfatto (il
segretario del Pd).
La
serpe in seno è il giovane (si fa per dire) sindaco di Firenze Matteo
Renzi, che sta lavorando all’organizzazione di una mega-convention dove
mostrare i muscoli, sperando di poter recuperare qualcosina nei
sondaggi, che lo danno indietro nella corsa per le primarie. “Bersani ci vuole mettere in saccoccia ma non ha capito niente: non sono mica come Alfano, io!”
ha sentenziato il rottamatore toscano quando gli hanno riferito le
parole del vecchio (si fa per dire) segretario del Pd sulle primarie, da
farsi a ottobre o dicembre.
Visto
che in casa tira brutta aria, meglio rivolgere lo sguardo altrove.
Questo avrà pensato Bersani quando si è messo in testa di corteggiare i sindaci anti casta – De Magistris in testa – che avevano partecipato all’incontro di Bari, organizzato dall’Italia dei Valori, su “Il Mezzogiorno risorsa del Paese. Ripartiamo dai sindaci”.
L’obiettivo
duplice di fare uno sgarbo all’odiato Di Pietro e portare acqua al
proprio mulino si è rivelato doppiamente fallimentare: perché quelli -
tra cui Emiliano di Bari, Orlando di Palermo, Zedda di Cagliari, Doria
di Genova, senza dimenticare il Masaniello arancione – non ci pensano
nemmeno lontanamente ad apparentarsi con il Pd, né tantomeno vogliono
creare la lista dei sindaci, dando vita al Movimento “L’Italia è tua”
(probabile nome), per poi finire nel calderone di chi ha sostenuto
insieme a Pdl e Udc il governo Monti.
Il niet è arrivato proprio per bocca di De Magistris: “I nostri interlocutori naturali sono Idv, Sel, Federazione della Sinistra, Verdi.” Et voilà, un’altra sberla è servita per il povero Bersani.
Ed
è stato sempre De Magistris, con una lettera aperta, a richiamare
Vendola all’ordine, dopo che il Presidente con l’orecchino si era
concesso un flirt con Bersani e Casini, ricevendo in cambio fischi e pernacchie dal suo elettorato. “Caro Nichi, non ti capisco…”,
iniziava così la missiva inviata da Giggino. Che ha avuto l’effetto
sperato, tanto è vero che l’incompreso governatore della Puglia, dopo
diverse indecisioni, è tornato sui suoi passi: “Niente apertura con l’Udc, stiamo con Di Pietro.”
Ennesima bocciatura per Bersani, che a quel punto – isolato da (quasi) tutti – si è visto mollato anche da Casini: “Alle elezioni andremo da soli, una convergenza per il bene del Paese è possibile, ma solo dopo le urne.”
Come dire, caro Bersani ci vediamo al traguardo, se ci arrivi. Per poco
non gli prendeva un coccolone, al segretario del Pd, che evidentemente è
abituato ad essere lasciato e per il momento sembra non fare una piega.
Anche
perché la situazione delle alleanze potrebbe mettersi davvero male, se è
vero che quel diavolo di Di Pietro sta organizzando le truppe
cammellate e tra i generali arruolati dovrebbero esserci persino Paolo
Ferrero, in rappresentanza della minuscola Federazione della Sinistra, e
Maurizio Landini, segretario della Fiom pronto a fare il grande salto
in Parlamento.
“Con una coalizione così (Idv, Sel, Fds, Lista Fiom e Lista Sindaci, ndr) possiamo arrivare al 30% e per tutti gli altri, Bersani compreso, saranno guai.”
Non succede che non succede, ma se a questo gruppetto di “non
allineati” dovesse aggiungersi il Movimento 5 Stelle, diventerebbero la
prima coalizione d’Italia e quindi di Governo.
Ed ecco che l’incubo di Bersani (e di molti altri) si sarebbe materializzato.
http://www.infiltrato.it

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