I rapporti tra l’azienda e le formazioni sindacali sono però degenerati fino al culmine degli eventi dell’ultima settimana.
Il 10 novembre infatti la nuova proprietà ha detto “No” alle assemblee sindacali che erano state indette (originariamente nel numero di 5, poi ridotto a 3) in modo tale da poter avere un momento formativo/esplicativo per i lavoratori. Due sarebbero stati i punti all’ordine del giorno: l’assunzione (promessa dall’azienda e concordata con i sindacati) di 17 nuovi dipendenti ed il pagamento da parte di Pasta Zara ai lavoratori di alcuni crediti risalenti ancora alla vecchia proprietà di cui il gruppo di Furio Bragagnolo si era fatto carico all’atto del subentro.
Lo stop alle assemblee sindacali, motivato con il fatto che le stesse finivano con il rallentare e perciò danneggiare la produttività, ha così indotto i rappresentati dei lavoratori ad indire 2 ore di sciopero.
Il gesto non è stato accolto favorevolmente dall’azienda, che ha subito contrattaccato mettendo in cassa integrazione straordinaria, “per esigenze produttive”, tutti i 97 dipendenti dello stabilimento e trasferendo la produzione negli altri 2 impianti targati Pasta Zara: quello di Riese Pio X (Treviso) e quello di Muggia (Trieste).
Inaccettabile per i sindacati un siffatto comportamento, vissuto quasi come una sorta di ricatto; questi hanno pertanto deciso di aprire nei confronti dell’azienda una procedura per
comportamento antisindacale.
dal sito di Rovato.org
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