martedì 11 ottobre 2011

PENSIONI, I CONTI DELL’INPS NON TORNANO

Nel 2008 si andava in pensione con il 68% dell’ultimo stipendio. Oggi l’Istituto di previdenza dice che i giovani avranno il 70%. Incomprensibile, considerato che la continuità dei contributi è ormai inghiottita dal precariato. I trentenni di oggi? Ci sono solo due strade per salvarli


Penso che negli ultimi anni, in materia di pensioni, ci hanno un po’ abituato a tutto e al contrario di tutto. Basti pensare che in primavera il Presidente dell’Inps Mastrapasqua ci ha informato che il sistema era in equilibrio grazie alla riforma del sistema contributivo e che i giovani che volevano avere una pensione equa, avrebbero dovuto riscattare il periodo di laurea, ci è bastato vedere il dibattito di questa estate per comprendere come lo Stato stava probabilmente inavvertitamente o con coscienza di causa, a sterilizzare il riscatto della laurea e quindi vanificare la spesa affrontata, che non è neanche di poche migliaia di Euro, vanificare una norma e quindi praticamente costringendo i lavoratori a lavorare di più senza usufruire di quel periodo di laurea.
Quindi, questa è più o meno la credibilità che abbiamo del sistema politico, del sistema di chi amministra i nostri contributi per pagarci la pensione.
Venendo a quest’ultimo studio, io penso che se l’Inps è in grado di poter dimostrare questa situazione, nel senso che i giovani di oggi potranno andare in pensione con il 70% del loro ultimo reddito, sarebbe opportuno che facesse una conferenza pubblica spiegando come si arriva a queste cifre, prendendosi ovviamente anche l’onere di smentire tutto quello che ci hanno detto fino adesso in materia di pensioni.
Non va dimenticato che noi abbiamo scritto Senza pensioni attingendo a documenti forniteci da organi istituzionali preposti al monitoraggio della spesa pensionistica, uno di questi è la ragioneria dello Stato. La ragioneria dello Stato ci dice una cosa ben diversa rispetto a quello che ci dice oggi l’Inps: la ragioneria dello Stato, quindi il Ministero del tesoro e dell’economia – Giulio Tremonti, ci dice che un lavoratore dipendente nel 2008 poteva andare in pensione con il 68,7% del suo ultimo reddito, quindi ancora inferiore a quel 70% che ci dice l’Inps. Quel lavoratore con una carriera continua, quindi con un versamento costante dei contributi, avrà una pensione di poco inferiore al 70%. Questo accadeva nel 2008. Nel 2060 lo stesso lavoratore andrà in pensione con un assegno del 50% del suo ultimo reddito.
Nel caso di un lavoratore atipico, che nella sua vita dovrà affrontare una serie di discontinuità contributive, va dimostrato come potrà godere di un trattamento migliore rispetto a uno che ha avuto un contratto a tempo indeterminato.

I trentenni di oggi, avranno una pensione nella misura in cui finalmente il lavoro sarà messo al centro dell’agenda politica di qualsiasi governo, di destra, sinistra o di centro che sia. Oggi noi scontiamo un problema che si chiama la disoccupazione al 30% o giù di lì. Con una disoccupazione così alta, con una difficoltà forte all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, i giovani si dovranno confrontare con un mercato particolarmente precario, atipico, che allontanerà, se vogliamo, la pensione. La priorità principale credo sia quella di occuparsi del proprio futuro pensionistico e seppur nel loro piccolo, gli italiani dovrebbero stimolare quelle che sono le riforme importanti di questo paese, primo tra tutte una riforma del lavoro, o meglio, il completamento di quella riforma Biagi che ha dato la possibilità alle aziende di poter fare dei contratti a breve termine (a brevissimo termine) però non ha dato la possibilità di coniugare questa atipicità del lavoro con una copertura assicurativa, qualora il lavoratore si dovesse trovare in un periodo in cui non lavora.
E poi, in Italia soffriamo di un problema: quello dell’evasione fiscale. Cominciare a recuperare sacche di evasione fiscale, potrà permettere allo Stato di far fronte a una spesa pensionistica che è in costante aumento. E’ solo attraverso questo recupero di nuove risorse, di nuovi fondi, che si potrebbe evitare di intervenire ogni due mesi, tre mesi in materia di pensione (ergo: evitare di posticipare continuamente il momento del pensionamento). Con queste due riforme, (mercato del lavoro ed evasione fiscale) il sistema diventa più sostenibile per la collettività italiana e i giovani che con maggiore facilità entrano nel mondo del lavoro, possono pensare a una pensione.
Il rischio di restare senza pensioni è reale. Occuparsene per tempo ha l’indubbio vantaggio di prendere per mano un qualcosa che ci riguarda già da oggi da vicino e cercare di chiedere e ottenere sul lavoro contratti regolari.

http://www.cadoinpiedi.it/2011/10/10/pensioni_i_conti_dellinps_non_tornano.html

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