giovedì 21 luglio 2011

Somalia. Siccità, carestia, povertà, guerra. A migliaia muoiono di fame

su il manifesto del 21/07/2011

I bambini sono le prime vittime. Indici di malnutrizione spaventosi che raggiungono l'86% nelle due regioni attualmente più colpite del sud somalo, il Bakool e il Basso Shabelle

L'Onu, per la prima volta negli ultimi 20 anni, ha proclamato lo stato di carestia in due regioni della Somalia meridionale, il sud del Bakool e il Basso Shebelle, colpite dalla peggior siccità da 50 anni a questa parte. Nell'immediato, secondo la Fao, sono più di 350 mila le persone direttamente colpite, con i morti già a decine di migliaia negli ultimi mesi. In realtà, stando a quanto affermato ieri al Palazzo di vetro newyorkese dal segretario dell'Onu, Ban Ki-moon, in Somalia sono 3.7 milioni le persone, quasi la metà della popolazione somala, in situazione di crisi. E rispetto al Corno d'Africa nel suo insieme, la carestia colpisce almeno 11.5 milioni di persone.
Dalla Somalia in migliaia ogni giorno stanno cercando di fuggire alla fame per rifugiarsi in campi profughi in Kenya e Etiopia, paesi a loro volta investiti dalla carestia. Ci sono famiglie o donne somale che camminano per decine di giorni, spesso senza mangiare, spesso vedendo morire i figli più piccoli.
Come sempre le prime vittime della carestia sono soprattutto i bambini: dall'inizio del 2011 ne sono già morti oltre 400, un tasso di mortalità dell'86% nelle regioni centro-meridionali della Somalia. Lo sostiene l'Unicef che ha attivato interventi contro l'emergenza. Nel Bakool e Basso Shabelle, la malnutrizione acuta supera il 50%, con tassi di mortalità infantile superiori a 6 bambini morti (su 10.000) al giorno. Per l'Unicef questa è soprattutto la carestia dei bambini: hanno meno di 18 anni la metà dei 3,7 milioni colpiti dall'emergenza alimentare; 1 su 5 ha meno di 5 anni; 554 mila bambini sono malnutriti. L'Unicef, insieme ha già curato quest'anno oltre 100.000 bambini affetti da malnutrizione acuta. Nelle aree maggiormente colpite, appena il 20% della popolazione ha accesso all'acqua potabile, mentre i dati a disposizione indicano che 1 bambino su 9 muore prima di compiere 1 anno e 1 su 6 prima dei 5 anni. Una strage degli innocenti.
Una strage che non a caso ha colpito uno di quei paesi che si suole chiamare «stati falliti». Siccità, povertà e guerra permanente si sono combinate in un mix mortale. Nel 2009, a rendere la situazione ancor più precaria, gli al-Shaabab, le milizie radicali islamiche che controllano gran parte della Somalia centrale e meridionale, avevano bandito le agenzie umanitarie straniere. considerate come avanguardie di penetrazioni occidentali ostili. Ora però, di fronte alla tragicità della situazione, sembra abbiano dato il «benvenuto» agli aiuti.
Il mondo esterno ora, forse, per un po' si sveglierà (ci crediamo?), o fingerà di svegliarsi. Ban Ki-moon ha rivolto ieri un appello ai donatori - paesi e organismi - perché raccolgano 1.6 miliardi di dollari; la Fao, che ha organizzato un vertice d'emergenza a Roma per il 25 luglio, chiede 120 milioni subito; altri parlano di 300 milioni nei prossimi due mesi altrimenti la carestia si espanderà inevitabilmente nel resto del paese e del Corno; Hillary Clinton dice che gli Usa aggiungeranno altri 28 milioni in aiuti d'emergenza ai 431 milioni già elargiti quest'anno; il governo inglese critica la risposta alla crisi del Corno di molti paesi europei e sviluppati come «derisoria e inadeguata»; il governo francese, alla presidenza del G20, si dà un gran daffare. Come dimostra Haiti dopo il devastante terremoto del 2010, è solo fuffa. La guerra (magari «umanitaria» ed esportatrice di «democrazia») è meglio e più produttiva, sotto tutti i punti di vista, degli «aiuti umanitari».

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