mercoledì 20 luglio 2011

Solo assassino???

LO SCONTRO ALLA CAMERA

La Mussolini difende il nonno
«Vaffa» in aula diretto a Fiano (Pd)

L'onorevole, figlio di un deportato, aveva definito «assassino» il Duce. Lei: «Orgogliosa di mio nonno»

Alessandra Mussolini (Eidon)
Alessandra Mussolini (Eidon)
MILANO - Clima teso alla Camera, dove a fine seduta tiene banco un botta e risposta tra Alessandra Mussolini ed Emanuele Fiano su un altro «processo». Quello della storia. Il deputato Pd aveva definito «assassino» Benito Mussolini. La replica della nipote del Duce non si è fatta attendere .

IL «VAFF...» DELLA MUSSOLINI - La Mussolini ha chiesto la parola per scagliarsi contro il collega del Pd che era intervenuto martedì sera: «Piazzale Loreto è stato uno scempio - attacca Mussolini- mio nonno è stato massacrato senza alcuna condanna o processo. Sono orgogliosa di lui. Nessuno, in quest'aula, si deve permettere di chiamare assassino mio nonno, del quale ho dato il cognome ai miei tre figli». E poi, lontana dal microfono del banco, ma mostrando chiaramente il labiale, e accompagnandolo con un gesto eloquente della mano: «Ma vaffan...». Non contenta esce dall'aula e in Transatlantico, tra i colleghi parlamentari sbigottiti, Mussolini urla: «Mi avete rotto i coglioni».

LA VICENDA - Fiano, deputato del Pd, era intervenuto per denunciare Maurizio Testa, vicesindaco Pdl di Boltiere (Bergamo), che si è fatto fotografare a Predappio sulla tomba del Duce con tanto di saluto romano e commento su Facebook per «Zio Benito» e per «la forza che lui sa dare». Fiano ha fatto in aula una ricostruzione storica per «ricordare al signor Testa da che parte stava Benito Mussolini: non dalla parte degli italiani consegnati ai nazisti; non degli antifascisti torturati in via Tasso; non dalla parte degli 8.500 ebrei consegnati nelle mani dei nazisti perchè venissero deportati e uccisi nei lager». In Italia, aveva detto Fiano, «a volte si perde il senso della storia se un amministratore pensa di andare ad inneggiare un dittatore che in questo paese ha negato la libertà e ha collaborato affinché venissero, prima espulse dalle scuole, dal lavoro, dalle loro occupazioni, e infine uccise migliaia di persone tra cui, appunto, 8500 ebrei».

LA REPLICA - Insomma, un discorso appassionato di «uno che oggi ancora si indigna» perché «non dimentica chi fu Benito Mussolini». Il discorso di un uomo figlio di un deportato ad Auschwitz. Stamane, dopo la replica di Alessandra Mussolini in aula, Fiano ha osservato: «Io faccio forza sulla storia della mia famiglia e di mio padre, arrestato dalla milizia fascista all'inizio dell'anno 1944, prima incarcerato nel carcere delle Murate di Firenze e in seguito deportato nel lager nazista di Auschwitz-Birkenau, insieme alla madre e al padre, che sono i miei nonni, che non ho mai visto. Prima di lui - ricorda - lì l'avevano preceduto il fratello, Enzo Fiano, la cognata, Livia Di Porto e mio cugino Sergio Fiano, di 18 mesi. Mio padre fu arrestato dalla milizia fascista, incarcerato da italiani prima nel carcere delle Murate di Firenze, poi trasferito nel campo di concentramento di Fossoli, vicino a Carpi, e da lì trasferito, con un viaggio atroce, insieme ai miei nonni, nel campo Birkenau, dove dopo li raggiunse anche la mia bisnonna, portata via dal letto di inferma a 86 anni». E ancora: «Oggi, mio padre è uno, credo, dei dieci sopravvissuti ebrei italiani a quella deportazione, non tutta compiuta con la complicità dei fascisti. Ma di mio padre so. Io so che Benito Mussolini fu un assassino e non me lo dimenticherò mai».

dal corriere della sera

Nessun commento: