
"Il mercato non sembra riconoscere la solidità dei fondamentali dell'Italia", scrivono ancora le parti sociali, "siamo consapevoli che la fase che stiamo attraversando dipende solo in parte dalle condizioni di fondo dell'economia italiana ed è connessa a un problema europeo di fragilità dei Paesi periferici. A ciò si aggiungono i problemi di bilancio degli Stati Uniti". Ma, sottolinea la nota congiunta, "queste incertezze dei mercati si traducono per l'Italia nel deciso ampliamento degli spread sui titoli sovrani e nella penalizzazione dei valori di borsa. Ciò comporta un elevato onere di finanziamento del debito pubblico ed un aumento del costo del denaro per famiglie ed imprese".
La richiesta di discontinuità avanzata dalle parti sociali per uscire dalla crisi è "una novità importante", secondo il segretario del Pd Pierluigi Bersani. "Io da molto tempo - afferma - sto dicendo che non è solamente una questione della politica, anche le parti sociali devono pronunciarsi, perché adesso e in prospettiva la situazione è molto critica per il nostro Paese. Questa affermazione delle forze sociali mi sembrata una novità importante, sia per aver registrato i problemi che abbiamo, sia per la richiesta di discontinuità e quindi di dare a questa fase di gestione dell'Italia un carattere di novità. E' la risposta che possiamo dare a noi stessi e ai mercati e su questo stiamo lavorando".
"L'allarme lanciato dalle parti sociali è indicativo di quanto il governo italiano sia ormai fuori dai giochi nella difesa necessaria contro le azioni speculative finanziarie e, soprattutto, nella capacità di ripresa dell'economia reale", è invece il commento di Maurizio Zipponi, responsabile lavoro e welfare dell'Italia dei Valori. "A questo punto - aggiunge - gli appelli non bastano più, è necessario un vero e proprio moto di ribellione che miri a cambiare urgentemente la classe dirigente italiana e che pretenda un governo capace di difendere gli interessi di pensionati, lavoratori, risparmiatori e imprese, e che consideri prioritaria l'individuazione di nuovi strumenti di politica industriale, innovativi nel campo della ricerca e nei settori strategici del Paese".
Come detto in apertura, l'appello non è piaciuto invece alla Uil che si è dissociata: "Un comunicato che, in altri tempi,si sarebbe definito in puro stile doroteo. Non appartenendo questo stile al nostro patrimonio culturale, in quel comunicato non possiamo riconoscerci", ha spiegato il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti.
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