mercoledì 9 febbraio 2011

Scontri Lega-PDL in tutta la provincia bresciana, con conseguente dilagare di clientelismo e familismo

Nel corso delle sue ricerche, Tempo Moderno ha già avuto modo, più volte, di sottolineare lo sbilanciamento di potere reale a favore della lega Nord nelle giunte a guida Lega-PDL che governano moltissimi enti locali della provincia di Brescia.
Come ha sovente osservato, anche quando il sindaco è espressione del PDL, molto spesso il potere reale è esercitato da un uomo forte leghista, in genere in veste di vicesindaco, possibilmente con una delle deleghe che gli conferisca il controllo della polizia locale.

È, così, sembrato il caso di dare un poco di organicità alle osservazioni un po’ casuali del fenomeno, che è un sintomo rilevante della pervasività del sistema di potere locale leghista. I contrasti tra i due partiti, infatti, travalicano la normale dialettica politica, anche interna al medesimo schieramento, e rivelano una tendenza, da parte della Lega, a imporre comunque e in ogni caso linee politiche e di azione funzionali solo alla crescita del suo consenso.

Così, con allarmante frequenza, gli assessori non leghisti di giunte di centrodestra si ritrovano a lottare con competenze travalicate, fondi tagliati, o personale insufficiente; e, spesso, commissariati da dirigenti di scelta leghista. La strategia attuata dagli amministratori leghisti comporta conseguenze articolate negli atteggiamenti degli alleati nelle giunte: c’è chi si accorda e porta a casa qualcosa non disturbando il manovratore; c’è chi si oppone; ci sono addirittura dirigenti leghisti che non condividono la linea e spaccano il loro stesso gruppo.

Il risultato di questo stato di cose è che le coalizioni, localmente, deflagrano.

Alcuni esempi:

Pontevico: il vicesindaco PDL Marco Gambaretti chiede di accedere agli atti di un’operazione immobiliare promossa dal sindaco leghista Roberto Bozzoni in piene vacanze natalizie (con esborso di € 400.000 dalle casse comunali). Le carte gli vengono negate con tale violenza che lui chiama i carabinieri e il sindaco, per tutta risposta, gli revoca le deleghe. Ne nasce una crisi che vede la fuoriuscita dalla maggioranza anche di un altro assessore, Loris Capelli, e di due consiglieri: Roberto Bigoni e Maria Teresa Errante. Il comune va verso elezioni anticipate.

Ospitaletto: il sindaco è il leghista Giorgio Prandelli, che è anche assessore provinciale. Da tempo è in rotta di collisione con il vicesindaco, e assessore ai lavori pubblici e ambiente, Stefano Coradi, del PDL, al punto da ritirargli le deleghe nei giorni scorsi. A Ospitaletto l’interventismo leghista ha contribuito anche a creare spaccature all’interno dello stesso PDL, complice la novità politica di Futuro e Libertà.

Ghedi: il sindaco è del PDL, Lorenzo Borzi, ma il vero padrone del comune è il vicesindaco Gianluigi Boselli, leghista. La situazione è tollerata dal sindaco, ma sofferta dagli assessori Elena Calvetti, bilancio ed edilizia privata, e Vincenzo Perez, pubblica istruzione e servizi sociali, entrambi del PDL. Qualcuno ricorderà che già la scelta del candidato sindaco era stata caratterizzata da anomalie e imposizioni: il primo candidato scelto, Pierre Angelo Gamba del PDL, dopo l’investitura pubblica da parte di Nicoli Cristiani, era stato costretto a cedere il posto a Borzi, e ora siede in consiglio comunale, anche lui insofferente. A fine maggio, l’inquietudine degli assessori Calvetti e Perez (tra l’altro, i candidati che avevano raccolto più preferenze), trova pace: il sindaco li rimuove entrambi.

Salò: la città è amministrata da un sindaco del PDL, Barbara Botti, affiancata da un vicesindaco leghista, Stefania Zambelli, con delega alle attività produttive, turismo, commercio, pari opportunità e protezione civile. In realtà, alle elezioni PDL, Lega e qualche indipendente si erano candidati sotto una lista unica, Salò 2000, ma presto sono cominciate le tensioni. La giunta ha perso pezzi, con le dimissioni degli assessori Alberto Pellizzari (bilancio) a maggio, seguite da quelle di Sergio Vassallo (sport) e Gabriele Cominotti (Urbanistica). La mancanza di una linea politica salda nel PDL mette in crisi anche le amministrazioni in cui il peso della Lega è meno condizionante.

Bassa Val Trompia: qui i comuni in cui si è manifestata una tensione sono parecchi. Parliamo di: Nave, Caino, Villa Carcina. E anche in comuni dove il centro destra è all’opposizione, come Concesio, Sarezzo e Bovezzo, PDL e Lega Nord entrano in conflitto.

A Nave l’assessore leghista all’urbanistica, Marco Bassolini, dà le dimissioni non riuscendo a imporre al PDL la visione del PGT del suo partito. A Caino, il sindaco Simona Bertacchini, Lega Nord, da tempo ha ritirato le deleghe al vicesindaco Angiolino Breda, di provenienza PDL, dopo aver affrontato tensioni e dimissioni fin dal giorno dopo le elezioni. A Bovezzo, il capogruppo d’opposizione, il leghista Ivano Alvisi, si è dimesso a metà gennaio; a Concesio e Sarezzo l’opposizione non pare avere più una linea comune.

Trenzano: in questo Comune la situazione è complessa, attraversata da alleanze personali e contrasti di partito. Il sindaco è pidiellino: Andrea Bianchi. Vicesindaco leghista: Silvia Manenti. La schiera degli assessori, però, ha perso un pezzo importante: da tempo ha lasciato la giunta Lorenzo Scarpini, in uscita anche dal suo partito, la Lega Nord. Ma anche il gruppo consigliare leghista è stato attraversato da una spaccatura: tre consiglieri su cinque, Flaminio Beltrami, Gianfranco Lancini e Nicola Ermi, capogruppo, firmano insieme all’opposizione la sfiducia al sindaco, e con lui al vicesindaco leghista. Cacciati dalla Lega, naturalmente.

Angolo Terme: qui la guerra è stata tra portata anche in Tribunale (amministrativo) dal candidato sindaco Lucio Gagliardi, di area PDL, contro Riccardo Minini, leghista. Al voto il risultato era pressochè pari, e i ricorsi hanno prima rimosso Minini dalla sedia di sindaco, poi ce l’hanno rimesso. Ma proprio il giorno del suo ritorno, il vicesindaco da lui nominato, il leghista Mario Maisetti, pure assessore provinciale, ha dato forfait.

E poi Brescia: in comune, la Lega è sempre all’assalto delle deleghe e il sindaco appare sempre più debole e assente, quasi un esecutore della volontà leghista; il recente “rimpasto” non è stato altro che un trasferimento di competenze da UDC a Lega, in cambio di una sedia nel consiglio di amministrazione di Centropadane.

In provincia, il presidente e assessore al bilancio lascia senza ossigeno gli assessori del PDL che non riescono a portare avanti una politica che dia un senso alla presenza loro e del loro partito in giunta. È sintomatico che un sondaggio indetto tra lettori on line da un quotidiano web della città, Bsnews.it, abbia registrato un nettissimo successo di assessori pidiellini meno rassegnati alla preponderanza leghista, a dispetto di tutti gli altri, compresi i colleghi di partito più accondiscendenti. I risultati: Ghirardelli (PDL) 1510; Mandelli (PDL) 1505; Vivaldini (PDL) 630. Il presidente leghista Molgora arriva a 20, e il suo vice pidiellino, Romele, a 5.

Forse vuol dire qualcosa.

Brescia, Pontevico, Ospitaletto, Ghedi, Salò, Nave, Caino, Villa Carcina, Concesio, Sarezzo, Bovezzo, Trenzano, Angolo Terme….

La sensazione nel rileggere, tutte insieme, tutte queste storie, è che la tensione che, evidentemente, corre sotterranea tra i partiti del centro destra e all’interno di ciascuno di essi, stia portando a nuovi equilibri. C’è da augurarsi, per tutti, anche dal punto di vista di persone estranee al centrodestra, che si tratti di equilibri più democratici, meno clientelari, più efficienti.

Certo, il proliferare di accordi personali la cui esistenza si percepisce in moltissimi degli episodi elencati, dimostra una cosa, inequivocabilmente: manca la politica, intesa come capacità di programmare e progettare il futuro. Mancano i partiti, e il loro ruolo di elaborazione e di indirizzo. E in questo vuoto dilagano clientelismo e familismo

da BresciaPoint.it

Nessun commento: