sabato 5 febbraio 2011

In Sardegna arriva un carico radioattivo di 70 tonnellate. Provenienza? Alfa Acciai di Brescia

Un carico radioattivo è stato bloccato l'altra sera, 29 gennaio, all’ingresso della fabbrica Portovesme Srl, nel Sulcis Iglesiente a Cagliari in Sardegna.
Tre tir container, che trasportavano circa 70 tonnellate di fumi d’acciaieria – come riportavano ieri i quotidiani sardi – erano partiti la sera prima dalla Alfa Acciai di Brescia, e sono giunti in Sardegna dopo un viaggio in nave, passando indenni sia a Genova che all’arrivo nel Porto canale di Cagliari.

Il carico è stato bloccato, come da prassi, all’ingresso della fabbrica per gli accertamenti. Nonostante le bolle di accompagnamento attestassero valori nulli di radioattività, i dispositivi radiometrici della Portovemse srl hanno rilevato livelli superiori alla norma. In particolare, è stata riscontrata una contaminazione da Cesio 137.

Sul posto sono giunti i carabinieri del Noe e i tecnici dell’Arpas, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, che hanno inviato un rapporto informativo alla Procura della Repubblica di Cagliari.

Gli ambienti sindacali sardi sono in allarme e puntano il dito contro le istituzioni della penisola e sulla fabbrica di San Polo che hanno consentito che i tre carichi radioattivi potessero giungere a Portovesme senza alcun sospetto. «È un fatto gravissimo - ha commentato Francesco Carta della Cgil, sempre dalle pagine de La Nuova Sardegna - perché nessuno si è accorto, nella penisola, della pericolosità del carico. Spero che dietro questa spedizione non ci sia un complotto per danneggiare la Portovesme Srl. Se quel carico fosse passato indenne anche al cancello della fabbrica qualcuno avrebbe potuto mettere in conto che inviare sostante radioattive in Sardegna è un gioco da ragazzi».

Ora sul caso è stato aperto un fascicolo per traffico di rifiuti pericolosi, mentre si attende l'arrivo in Sardegna dei tecnici dell'Alfa Acciai, azienda già nel '97 coinvolta in un caso di inquinamento radioattivo. Stavolta è da capire come mai le scorie non siano state rilevate prima dell'arrivo nell'iglesiente. L'azienda di San Polo, infatti, è dotata per legge della tecnologia necessaria e controlli vengono effettuati anche nei porti

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