Oggi la remunerazione complessiva degli alti dirigenti operanti nelle imprese della maggior parte del mondo si compone di almeno tre voci; 1) la parte fissa, 2) i cosiddetti bonus, premi in genere annuali - ma ci sono anche quelli straordinari- collegati, almeno in teoria, al raggiungimento di certi obiettivi aziendali, infine 3) la distribuzione di azioni, voce a sua volta suddividibile in due strumenti differenti, stock option, strumento attraverso il quale è possibile, in genere nell'arco di un certo numero di anni, per il dirigente interessato, acquistare azioni della società ad un prezzo predeterminato e stock grant, distribuzione di azioni gratuita. Anche questa terza voce, come i bonus, dovrebbe spingere i dirigenti a migliorare le prestazioni aziendali.
La crisi in atto ha rinfocolato le polemiche intorno a degli strumenti che portano la remunerazione dei manager a livelli intollerabili e pari in molti casi a diverse centinaia di volte, se non di più, rispetto a quella degli stipendi medi esistenti in un'azienda e a punte ancora più elevate rispetto a quelli degli operai meno pagati. Va anche ricordato come alcuni decenni fa il rapporto tra la paga di un top manager e quella di un dipendente nella scala bassa della gerarchia fosse in occidente "soltanto" pari ad alcune decine di volte.
(...) Nel 2009, anno di crisi, in cui il gruppo Fiat ha perso circa 800 milioni di euro, l'amministratore delegato, S. Marchionne, come ci informa il documento di bilancio aziendale, ha ricevuto come parte fissa della sua remunerazione circa 3.430.000 euro e a titolo di bonus 1.350.000, per un totale di 4.780.000 euro, mentre la remunerazione complessiva di L. Cordero di Montezemolo, presidente del gruppo e contemporaneamente della Ferrari, è stata uguale a 5.170.000 euro e quella di J. Elkan, che non aveva incarichi operativi, "soltanto" a 631.000 euro.
C'è chi in Italia nello stesso anno ha fatto anche meglio; così C. Puri Negri, amministratore delegato di Pirelli Re, nonostante i pessimi risultati dell'azienda da lui diretta, ha ricevuto un totale 14.000.000 di euro, più del suo capo, M. Tronchetti Provera, che ha guadagnato 5.664.000 euro, di nuovo nonostante il non brillante andamento del gruppo Pirelli.
Ma torniamo alla Fiat. La retribuzione media annua lorda di un operaio del settore metalmeccanico è stata nel 2009 pari (dati Istat), a 21.600 euro. Così Marchionne ha guadagnato in tale anno circa 222 volte quanto un operaio di linea. M. Mucchetti, sul Corriere della sera del 9 gennaio 2011, ci ricorda che nel periodo 2004-2010 l'amministratore delegato ha comunque ottenuto in media 6.300.000 euro all'anno. In questo caso, prendendo in considerazione tutto il periodo di lavoro del manager presso la Fiat, il confronto con il salario dell'operaio metalmeccanico nel 2009 darebbe un rapporto di circa 292 volte.
Ma la storia non finisce certo qui. Bisogna anche considerare che da quando Marchionne ha preso le redini del gruppo nel 2004 egli ha avuto in assegnazione gratuita 4.000.000 di azioni, cedibili sul mercato a partire dalla fine del 2012. Il loro valore nei primi giorni del 2011 era di 69.800.000. Inoltre, egli ha anche ottenuto nel tempo delle stock option per un numero complessivo di 19.420.000 milioni di azioni circa, che, sempre nei primi giorni del 2011, avevano un valore netto di 143.800.000 euro.
(la versione completa dell'articolo su www.sbilanciamoci.info)
lunedì 17 gennaio 2011
I soldi che intasca Marchionne e quelli degli altri
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