Il re vacilla. Ma cerca ancora di farsi vedere in piedi, ben saldo con la sua corona ed il suo scettro. E allora eccoti ieri Silvio Berlusconi che elogia l’operato del Governo affermando di essere giunto a quattro riforme in sette giorni. Ma allora vediamo quali sono queste riforme e qual è il loro peso.
“E’ stata approvata la manovra economica che ha messo al riparo l’Italia dalle conseguenze più gravi della crisi economica e ha posto le condizioni dello sviluppo”, ha affermato Berlusconi in una nota. Beh, quali dovrebbero essere queste condizioni di sviluppo? Come si è detto più volte su questo blog, la manovra prevede tagli profondamente iniqui perché ad essere colpiti saranno i cittadini e, soprattutto, quelli più deboli: le farmacie dovranno versare alle Aziende sanitarie una tassa fissa del 3,65% per concorrere alla riduzione della spesa di settore in Italia (Articolo 11 del Decreto numero 78). Ma così lo Stato costringe i professionisti ad ulteriori versamenti al Servizio sanitario. Nelle casse, dicono, resta poco o nulla. Questo porterebbe al rischio di chiusura per numerose farmacie, soprattutto per qu
elle dei centri più piccoli (se ne calcolano circa 3.500). E ancora. Anche le forze dell’ordine si vedono colpite da una manovra che taglierebbe le tredicesime portando al rischio di una “paralisi dell’organizzazione militare”, come si legge in un documento in cui lo Stato Maggiore di Difesa ha manifestato il proprio malcontento. E ancora. Tagli agli Enti: la manovra prevede, infatti, tagli di 8,5 miliardi per le Regioni in due anni. E si tagliuzza anche riguardo a comuni (tagli per 3,7 miliardi) e Province (800 milioni). Le imposizioni draconiane, in questo modo, colpiranno essenzialmente i servizi per i cittadini: tagli per le scuole (che costituiscono il 20% del bilancio delle Province), per i trasporti pubblici (il 7% del bilancio delle Regioni), per la gestione dei rifiuti e del territorio (19,2% della spesa dei Comuni). E gli stipendi dei politici? Tagliati di poco o nulla rimarranno i più alti tra i tutti i Paesi. Un esempio su tutti: un consigliere regionale del Molise guadagna molto di più (10.255 euro mensili) rispetto al Presidente francese Sarkozy, fermo a 6.712 euro.Ma andiamo avanti. Nel comunicato, ancora, si legge: “il Senato ha approvato una riforma fondamentale della nostra università sulla base del merito e dell’ingresso di giovani docenti e ricercatori“. Innanzitutto c’è da chiarire che anche qui le mani (e le forbici) di Tremonti (chiaramente con l’accondiscendenza della Gelmini) hanno avuto un ruolo determinante. Sebbene il Ministro dell’Istruzione avesse detto: “Questa manovra fa salva sia l’Università che la ricerca, non ci sono tagli in questi settori”, tagli ce ne sono stati: uno studio portato avanti dalla Flc-Cgil dimostra che l’Università si sveglierà con 26.500 occupati in meno, occupati precari mandati a casa alla scadenza del tempo determinato.
I problemi da affrontare sarebbero altri. In tutti gli altri Paesi europei i docenti vanno in pensione a 65 anni, tant’è che il corpo docente italiano rimarrà comunque il più vecchio d’Europa, sebbene si sia deciso che tassativamente in pensione si andrà a 70 anni (senza la possibilità della proroga di due anni). E i ricercatori? In Italia sono numerosissimi, più del 50% del personale permanente, ma i loro stipendi, nei primi anni di attività, sono più bassi del 30-50% di quelli degli altri Paesi europei. Tuttavia la riforma Gelmini non si occuperà affatto di questo, ma di altro: del taglio orizzontale delle risorse, della riforma della governance universitaria o di abolire il ruolo di ricercatore sostituendolo con dei contratti temporanei di 3 anni. Come si scrive sul sito dei “Ricercatori Precari”, infatti, “la legge Gelmini”, così come è concepita, RISOLVE IL PRECARIATO ABOLENDO I PRECARI e non lo fa selezionando per merito, ma eliminando dalla competizione proprio quelli che non hanno alternative, se non l’espatrio: quei ventimila ricercatori (ancora) giovani che hanno fin qui consentito di costruire un futuro per la qualità dell’insegnamento universitario e per la ricerca nazionale”. Perché questo? In pratica saranno previste per i prossimi sei anni promozioni a professore associato riservate. Per tutti gli altri giovanissimi che stanno accedendo al dottorato ci sarà un tetto di dieci anni per diventare professore associato, dopodiché “si cade fuori dalla giostra”. Misura completamente illogica se si pensa che “per gli attuali assegnisti, borsisti, docenti a contratto, la cui età media si aggira attorno ai 35 anni e la cui “anzianità” di servizio è mediamente di sei anni dopo il dottorato, l’orizzonte del futuro è quasi privo di speranza”.
Ma ancora. Nella nota il Presidente del Consiglio cita altri due provvedimenti. “Il Governo ha approvato poi un disegno di legge innovativo e liberale in materia cinematografica che permetterà di ridurre l’intervento esclusivo dello stato, di incentivare l’apporto dei privati e di favorire perciò un maggiore grado di autonomia e di libertà della cultura“. Sbagliato: l’unico aspetto innovativo di questo provvedimento è che alcuni film saranno vietati già a partire dai dieci anni. Per quanto riguarda gli incentivi fiscali per il cinema italiano, il Presidente del Consiglio fa riferimento alle cosiddette “tax credit” e “tax shelter”, che, come ha sottolineato il deputato PD Orfini: “esistono grazie all’iniziativa del governo Prodi nel 2008”. Dunque, innovativo un bel niente. E invece, a parte questo provvedimento che non prevede nulla di eclatante (anche se viene presentato come rivoluzionario) cos’è che veramente cambierà per la cultura? Per rispondere dobbiamo nuovamente far riferimento alla manovra. Mettendo in atto i tagli previsti nella manovra, infatti, si potrebbe correre il rischio di corrompere l’immagine culturale delle città italiane.. E’ quanto è stato sostenuto dal Fondo ambiente italiano (Fai) e dagli enti locali, regioni, aziende pubbliche e private raggruppate da Federculture. Le parole del Fai sono molto eloquenti: tale associazione, infatti, dichiara di essere “contro questi tagli, contro i criteri con cui sono stati fatti e, soprattutto, contro una politica che da sempre non dà alla cultura l’importanza che dovrebbe dare in un paese come il nostro”. Il motivo di queste parole? Abbattimento dell’80% delle spese per mostre e convegni imposto a comuni e province; un taglio complessivo di 58 milioni di euro l’anno per i prossimi tre anni, quasi 50 dei quali sottratti al capitolo per la tutela e la valorizzazione; tagli e riduzioni anche per enti locali: meno 4 miliardi di euro per il 2011 e 4,5 miliardi nel 2012 per le Regioni; meno 1,5 miliardi per il 2011 e 2,5 per il 2012 per i Comuni; meno 300 milioni per il 2011 e 500 nel 2012 per le Province.
Ultimo provvedimento citato da Berlusconi: “Il governo ha infine approvato il nuovo codice della strada, entrato in vigore già ieri, che consentirà di diminuire il numero degli incidenti e della mortalità sulle nostre strade”. Alcool zero per neopatentati e conducenti professionali, stretta sulle minicar, notifiche in 90 giorni, rateizzazione delle multe oltre i 200 euro per i meno abbienti, guida accompagnata a 17 anni, patente a ore in caso di ritiro del titolo di guida: 3 ore al volante per andare al lavoro o assistere parenti disabili. Almeno qui un provvedimento valido. Chissà, forse il primo (e l’ultimo, visti i tempi) di questa cattiva legislatura.
Da: http://lospecchioblog.alte
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