martedì 1 giugno 2010

E' Landini il nuovo segretario Fiom

Eletto con la maggioranza congressuale della Fiom e con l'astensione della minoranza che fa riferimento a Epifani. Si iscrive nel solco dell'organizzazione di Sabattini e Rinaldini e promette una battaglia a fondo su contratto, democrazia e rinnovamento generazionale. Il saluto di Rinaldini che lascia dopo otto anni ma che darà vita, insieme alla minoranza Cgil, all'Area programmatica "La Cgil che vogliamo"

Il Comitato centrale della Fiom con 124 sì, 1 no, 1 scheda bianca e 40 astenuti ha eletto Maurizio Landini nuovo segretario generale, affidandogli l'arduo compito di sostituire Gianni Rinaldini nella guida della categoria dei metalmeccanici. Nelle sue dichiarazioni programmatiche, segnate da un'evidente emozione, il neosegretario generale si è voluto inserire senza esitazioni nel solco della direzione di marcia tracciata da Rinaldini, proponendo subito che la Fiom organizzi un presidio di massa del parlamento quando il "collegato lavoro" e l'arbitrato torneranno in aula. E ha invitato Guglielmo Epifani, che è poi intervenuto nel dibattito che ha preceduto il voto segreto dei 175 componenti, a fare altrettanto con una mobilitazione decisa di tutta la confederazione.

Ha tenuto poi a ribadire i nodi principali del dissenso tra la maggioranza della Fiom e quella della confederazione: la questione della democrazia su cui la Fiom ha elaborato un progetto di legge di iniziativa popolare su cui sta raccogliendo le firme e la questione del conflitto, che dalla seconda metà degli anni 90, sotto la guida di Claudio Sabattini, è andato via via sostituendo la filosofia della concertazione nell'azione sindacale dei metalmeccanici. Questo, ha detto, è tanto più significativo alla vigilia del confronto che si aprirà nelle prossime settimane sul futuro di Pomigliano, che, a detta di Marchionne e di Sacconi (e, occorre dirlo, anche di Cisl e Uil) dipenderà dall'accettazione dello smantellamento del contratto nazionale attraverso il sistema delle deroghe.
Come ha poi ricordato Rinaldini nel suo intervento, infatti, la Fiat vuole introdurre nello stabilimento campano la sperimentazione di un contratto aziendale che annulla nei fatti quello nazionale, con undici clausole tra cui quelle contro il diritto alla malattia o contro la limitazione agli straordinari obbligatori, per arrivare a quella antisciopero, comprese le sanzioni per gli scioperanti e per i sindacati che indicono l'astensione dal lavoro.
Landini ha voluto, inoltre, sottolineare la necessità di dare voce e rappresentanza alla nuova generazione di lavoratrici e lavoratori metalmeccanici, spesso caratterizzati dalla propria precarietà, attraverso un rinnovamento e un ringiovanimento delle strutture, a partire dalle Rsu. Meno esplicito è stato Landini sul ruolo delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici migranti, pure massicciamente presenti nelle fabbriche soprattutto al Nord e in misura considerevole iscritti alla Fiom.

Ha rassicurato la minoranza "epifaniana" capeggiata da Fausto Durante, che comunque si è poi astenuta al momento del voto segreto, sulla complosizione pluralista della nuova segreteria nazionale, dalla quale escono contemporaeamente Rinaldini e Giorgio Cremaschi, i due leader storici dei metalmeccanici.
Cremaschi, nel suo intervento, non ha nascosto che "gli sarebbe piaciuto" fare il segretario generale della Fiom, ma che avrebbe assicurato il suo appoggio sincero, totale e leale a Landini, confidando nel fatto che il nuovo segretario continuerà nella scelta della Fiom di essere un grande sindacato che contratta ma anche una "forza politica sociale e culturale che ha una audience che va oltre le fabbriche".
Dopo Epifani, che ha salutato l'elezione di Landini, ma che ha voluto riconfermare, una per una, tutte le divergenze già registrate nel congresso, continuando a minimizzare le divergenze al contrario sempre più marcate con Cisl e Uil, e che ha concluso il suo intervento con l'affermazione rassicurante ma al contempo inquietante di volersi "occupare di più dei problemi della Fiom", salutato da una vera e propria standing ovation ha concluso i lavori Gianni Rinaldini.

Il segretario ("sono uscente", ha esordito) ha ripercorso rapidamente questi otto anni di direzione della Fiom, ringraziando Cremaschi e gli altri componenti della segreteria nazionale: "sono stati degli splendidi rompipalle". Ha ricordato le parole con cui Sabattini gli propose, chiamandolo da un importante incarico confederale (era segretario generale della potentissima Cgil emiliana), di assumere il posto che stava per lasciare: "Occorre salvaguardare la Fiom, gli disse, perché non si chiuda in maniera negativa la partita della Cgil".
"Questo è quello che ho cercato di fare, dormendo nelle tende con gli operai di Melfi e della Innse" e di tutte le altre vertenze che l'hanno visto impegnato in prima persona ai cancelli delle fabbriche. Ha ricordato come fosse andato, consapevole della drammatica contestazione che lo aspettava, alla manifestazione dopo la tragedia della Thyssen Krupp di Torino.
Di fronte al fatto che per un soggetto politico o sindacale una cosa è definire un'identità democratica e altra cosa è vivere la democrazia pienamente, nei fatti, ha ricordato gli impegni inderogabili in termini di approvazione di piattaforme e di validazione degli accordi.
Ha ricordato anche i momenti divertenti, come quando qualche mese fa con i lavoratori di Eutelia "scoprimmo di aver occupato involontariante Palazzo Chigi".
Ha riaffermato le divergenze del congresso nazionale, come tappa di un percorso critico che non ha reso facili i rapporti tra Cgil e Fiom ("con Epifani in questi 8 anni non ci siamo presi molto" ha detto dal palco proprio in faccia al segretario generale confederale, accigliato e divertito al contempo).
Questo percorso critico continuerà, con l'area programmatica "La CGIL che vogliamo" che si costituirà nei prossimi giorni e di cui Rinaldini (assieme a Cremaschi e ad altri dirigenti di primo piano della Cgil) sarà uno dei leader.
A proposito dell'intenzione di Epifani di andare nel 2013 al tavolo di verifica del modello contrattuale adottato con l'accordo separato del 2009, Rinaldini ha replicato: "Guglielmo, io non so come arriveremo al 2011!".
Rinaldini ha concluso il suo intervento ricordando come ora più che mai c'è bisogno di militanza e di partecipazione volontaria. Non solo per le difficoltà finanziarie della Fiom e della Cgil che impongono di rinunciare a qualche funzionario di troppo, ma anche e soprattutto perché per stare oggi dalla parte dei lavoratori occorrono forti motivazioni. "Meno che mai c'è spazio per sindacalisti di mestiere".

da: il megafono.it

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