I nostri dotti e sapienti medici stanno ora decidendo una cura. Cura che già tanto tempo fa era stata scoperta e usata col nome di “una tantum” e che ora viene riproposta in forma incredibilmente irrobustita e col nome cambiato in “manovra correttiva da 25 miliardi di euro”. Tradotto in volgo: ritardare l’andata in pensione per una o due finestre per coloro che ne hanno maturato il diritto; non rinnovare i contratti pubblici scaduti nel 2009 e congelare gli aumenti già contemplati nei contratti appena rinnovati e delle loro integrazioni già firmate; blocco più rigido del turn-over, degli scatti per magistrati e docenti universitari e della liquidazione dei lavoratori statali e infine, ciliegina sulla torta, si parla dell’ennesimo condono edilizio e, dopo aver permesso la pulizia dei soldi nascosti all’estero, una maxisanatoria sul contenzioso fiscale. Sono previsti poi ulteriori tagli sui trasferimento di fondi agli enti locali, alle regioni con forte deficit sulla gestione sanitaria, e altri tagli alle provvidenze per i ministeri. Chissà se prima o poi, raschiando il fondo del barile, il ministero della Pubblica istruzione venga, senza fondi, considerato un ente inutile e tagliato anch’esso. Altri tagli annunciati riguardano infrastrutture e grandi opere. Anche i lavoratori privati in età pensionabile sbatteranno il muso almeno contro due finestre. Servirebbe una risposta forte.
C’è da augurarsi che il sindacato sappia rispondere come la gravità del momento richiede.
Nessun commento:
Posta un commento