Rottamazione, ancora un regalo al Lingotto ma gli stabilimenti rischiano
Finché si trattava di privatizzare, accaparrare a prezzi stracciati beni pubblici, l'apologia del libero mercato ha funzionato.
Arrivata la crisi, la «mano invisibile» è diventata monca e subito gli imprenditori sono corsi a chiedere il provvidenziale
La vecchia funzione anticiclica dello Stato non s'è smentita.
Al Salone dell'auto di Francoforte, l'Ad della Fiat Sergio Marchionne aveva auspicato il rinnovo anche per il prossimo anno degli incentivi per l'automobile pena la caduta della domanda e soprattutto «la chiusura degli stabilimenti». Un avvertimento che sapeva quasi di ricatto. Si sa, il governo Berlusconi non è molto amico della Fiat. Espressione di una fazione opposta della borghesia di questo Paese, che raccoglie un blocco sociale composto da ceti imprenditoriali medio-piccoli e colossi legati alla produzione di valore simbolico e alla distribuzione, attraverso il ministro per lo sviluppo economico Claudio Scajola aveva replicato in termini molto cauti, rinviando la decisione «a fine novembre, quando avremo i risultati finali».
Ieri però, Berlusconi, è stato più esplicito. In diretta su Sky Tg24 mattina ha assicurato che sugli incentivi «il governo non si tirerà indietro». Una piccola svolta nel braccio di ferro, in corso sotto banco da tempo, fra le case automobilistiche che spingono per riavere gli incentivi alla rottamazione anche nel 2010». Soddisfatto per le dichiarazioni del premier, Marchionne ha subito precisato che il sostegno ai consumi per l'acquisto di auto è necessario per un paio d'anni ancora, anche se poi «bisogna trovare - ha aggiunto - il metodo per una uscita graduale da questi incentivi». Sempre secondo l'amministratore delegato Fiat il governo dovrebbe defiscalizzare anche l'acquisto di veicoli commerciali per sostenere «l'attività di artigiani, commercianti e autotrasportatori».
Il segretario del Prc Paolo Ferrero ha censurato duramente l'annuncio di Berlusconi: «gli incentivi promessi - ha detto - nascondono la solita regalìa dei governi di tutti i colori alla Fiat.
Mai una volta che i soldi elargiti sotto forma d'incentivi vengano concessi ai lavoratori», attraverso l'aumento dei salari o sotto forma di riduzioni fiscali sul lavoro dipendente e le pensioni. Questi incentivi avranno un'efficacia limitata sull'economia nazionale perché già ora un terzo della produzione Fiat si svolge in Polonia, ha ricordato Enzo Masini (Fiom auto).
Non solo,Marchionne, che rifiuta di sedersi sul tavolo delle trattative con la Fiom, incassa gli incentivi senza fornire garanzie sui livelli occupazionali e il mantenimento degli stabilimenti.
1 commento:
good start
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