È il ministro delle riforme che parla, l’Umberto Bossi degli «immigrati che vengono per uccidere», dello «studio obbligatorio dei dialetti», delle «gabbie salariali», ci offre una sintesi mirabile del suo pensiero politico: «La lotta dell’Innse ha pagato - dice - ma ora non si deve dare avvio alla lotta di classe. Non è il momento di fare quelle cose lì». E ancora: «Oggi gli imprenditori sono dei poveri disgraziati. Non si deve pensare che sono contro gli operai, lavorano anche loro per il bene delle fabbriche». Ma qualcosa ci dice che questo ecumenico appello interclassista alla pace sociale non sarà raccolto. Perché i lavoratori e le lavoratrici non ne possono più.
LA PROPAGANDA PADANA SI NUTRE DI RONDE, ESPULSIONI, DIALETTI E BANDIERE.
Da lì alle gabbie salariali il passo è brevissimo, infatti è stato già fatto. «Sono convinto che prima della fine dell’estate si debbano incontrare i sindacati per discutere delle gabbie salariali», avverte Bossi.
Subito dopo il ministro si corregge: «Più corretto il termine salario territorializzato.
I lavoratori non arrivano a fine mese, soprattutto al Nord, dove la vita è più cara».
La Lega tira dritto. E lancia la sua offensiva d’autunno: operai, industriali piccoli e grandi, artigiani, padroncini e chi più ne ha più ne metta, tutti insieme contro Roma ladrona. Per una lotta non di classe ma di popoli.
Secondo il senatur “dobbiamo pensare a ripartire, ma la ripresa è lenta”.
Sarà per questo che la Cisl di Raffaele Bonanni dice che non c’è da preoccuparsi troppo? La domanda resta sospesa, come un aquilone che volteggia sulle valli padane.
LA PROPAGANDA PADANA SI NUTRE DI RONDE, ESPULSIONI, DIALETTI E BANDIERE.
Da lì alle gabbie salariali il passo è brevissimo, infatti è stato già fatto. «Sono convinto che prima della fine dell’estate si debbano incontrare i sindacati per discutere delle gabbie salariali», avverte Bossi.
Subito dopo il ministro si corregge: «Più corretto il termine salario territorializzato.
I lavoratori non arrivano a fine mese, soprattutto al Nord, dove la vita è più cara».
La Lega tira dritto. E lancia la sua offensiva d’autunno: operai, industriali piccoli e grandi, artigiani, padroncini e chi più ne ha più ne metta, tutti insieme contro Roma ladrona. Per una lotta non di classe ma di popoli.
Secondo il senatur “dobbiamo pensare a ripartire, ma la ripresa è lenta”.
Sarà per questo che la Cisl di Raffaele Bonanni dice che non c’è da preoccuparsi troppo? La domanda resta sospesa, come un aquilone che volteggia sulle valli padane.
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