lunedì 8 giugno 2009

PRIMA ANALISI DEL VOTO EUROPEO

Non vi è dubbio che siamo di fronte ad una sconfitta.
La lista comunista e anticapitalista supera di poco il milione di voti (con una percentuale del 3,37%), perdendo quasi i due terzi dei consensi registrati alle elezioni europee del 2004, quando il Prc raccolse 1milione e 970 mila voti (il 6,1%) e il Pdci 780mila voti (il 2,4%).
Se confrontiamo il risultato con il clamoroso crollo della Sinistra l’Arcobaleno alle elezioni politiche del 2008 (1milione 120 mila voti, 3,1%), rileviamo un recupero di due decimi percentuali ma un arretramento in termini assoluti di 90mila voti.
Che il progetto della ricostruzione di un partito comunista più forte delle nostre relative debolezze non riceve un battesimo incoraggiante, subisce obiettivamente una battuta d’arresto( ma dopo anni di scelte disastrose si poteva anche pensare a un difficile cambiamento di tendenza immediato) ma non si compromette strategicamente, perché non incorre in un risultato elettorale clamorosamente fallimentare (come sarebbe stato sotto la soglia dell’Arcobaleno e sotto Sinistra e Libertà).
Bisogna proseguire sulla strada che abbiamo intrapreso: coordinamento permanente delle forze comuniste e anticapitaliste (Prc, Pdci e Socialismo 2000) e, a fronte del risultato elettorale, coordinamento allargato anche a quanti in Sinistra e Libertà intendono lavorare per un progetto unitario, riconoscendo le responsabilità di una divisione all’interno della sinistra (e in primo luogo dentro il Prc) che ha fatto fallire l’obiettivo del 4%.

Ma attenzione a due elementi.
In primo luogo sarebbe un errore devastante ritenere che queste elezioni europee indichino come via d’uscita dalla crisi della sinistra la riunificazione coatta di comunisti e Sinistra e Libertà. L’esperienza dell’Arcobaleno lo dimostra incontrovertibilmente. Altra cosa, analizzando il voto, sarebbe stata se il Movimento per la Sinistra fosse rimasta in Rifondazione comunista e non si fosse fatta protagonista di una scissione che oggi si dimostra tragicamente dannosa e potenzialmente esiziale (come avevamo denunciato prima, durante e in seguito al congresso). In secondo luogo è impellente stabilire un profilo chiaro per questo coordinamento, non solo in relazione alle politiche europee (l’ambiguità di Sinistra e Libertà rispetto alla collocazione europea lo dimostra), ma soprattutto in relazione al Partito democratico e al rapporto con il centro-sinistra.
È necessario che questo polo sia autonomo, e cioè che eviti i due errori speculari del settarismo e della subalternità. Ed è necessario che dal cuore di questo coordinamento emerga una Rifondazione comunista più forte di quella che è in campo oggi e più radicata. Europee »

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