Esaminando punto per punto il decreto anticrisi varato oggi dal governo è evidente come alle parole non corrispondano i fatti.
All’aumento del 20% degli assegni legati ai contratti di solidarietà e al prolungamento per due anni dei progetti di formazione e riqualificazione per i lavoratori in cassa integrazione, fatti positivi che però non rappresentano più che una minima parte di una manovrina che prevede misure per 2 miliardi. Infatti, nel decreto anticrisi non c’è nemmeno un euro per tutti gli altri cassinitegrati, non c’è nulla per chi non ha la cassa integrazione, né tantomeno c’è nulla per tutti i disoccupati. la gran parte della manovrina, e dunque dei due miliardi investiti, va nelle tasche degli imprenditori e servirà solo e soltanto alle aziende, a partire dalla detassazione, sempre per le aziende, degli utili reinvestiti. Insomma, siamo alle solite: soldi ai ricchi, ai banchieri e agli imprenditori, poco o nulla per lavoratori e pensionati.
All’aumento del 20% degli assegni legati ai contratti di solidarietà e al prolungamento per due anni dei progetti di formazione e riqualificazione per i lavoratori in cassa integrazione, fatti positivi che però non rappresentano più che una minima parte di una manovrina che prevede misure per 2 miliardi. Infatti, nel decreto anticrisi non c’è nemmeno un euro per tutti gli altri cassinitegrati, non c’è nulla per chi non ha la cassa integrazione, né tantomeno c’è nulla per tutti i disoccupati. la gran parte della manovrina, e dunque dei due miliardi investiti, va nelle tasche degli imprenditori e servirà solo e soltanto alle aziende, a partire dalla detassazione, sempre per le aziende, degli utili reinvestiti. Insomma, siamo alle solite: soldi ai ricchi, ai banchieri e agli imprenditori, poco o nulla per lavoratori e pensionati.
Il problema è invece quello di redistribuire il reddito, dal basso verso l’alto, aumentare stipendi e pensioni, estendere la cassa integrazione per tutti, introdurre il salario sociale per i disoccupati.
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