sabato 3 maggio 2014

BRESCIA 1 maggio 2014 - Festa del lavoro senza lavoro, la piazza: «Cambiare rotta»

LA TRADIZIONE. Un paio di migliaia di persone tra pensionati, disoccupati e operai alla manifestazione dei sindacati

Festa del lavoro senza lavoro, la piazza: «Cambiare rotta»

Sul tavolo le questioni più urgenti da porre al Governo Renzi sul tema della precarietà «La nostra Repubblica è fondata sul lavoro e dal lavoro bisogna ogni volta ripartire»

Chi pensava che le celebrazioni per il primo maggio avessero perso il loro appeal sarà stato costretto
 a ricredersi. La «festa del lavoro senza il lavoro» a Brescia ha incassato un tutto esaurito che nella nostra città non si vedeva da anni, con oltre 2.000 persone tra lavoratori, pensionati, disoccupati e immigrati che hanno marciato uniti da piazza Garibaldi a piazza Loggia per chiedere a gran voce una netta inversione di marcia. Tra loro, anche numerosi esponenti delle fabbriche bresciane che più stanno vivendo la crisi sulla loro pelle, la Brandt e l´Iveco in primis.«Gli 80 euro al mese in busta paga vanno bene e ce li prendiamo, ma non saranno certo quelli a tirare fuori il Paese dalle secche in cui è sprofondato» tuona Raffaele Merigo della Uil che aprendo la carrellata dei discorsi ufficiali organizzati da Cgil, Cisl e Uil sul palco «ufficiale» istituito innanzi al palazzo municipale si sofferma sul «primo maggio di disoccupazione» che anche Brescia di accinge a celebrare. Un primo maggio, dice, decisamente atipico, nel quale a far sentire la loro voce sono soprattutto gli oltre 45.000 disoccupati «contati» tra la città e provincia, i pensionati che non arrivano a fine mese ed i giovani che per campare sono costretti ad andarsene all´estero. «La festa di oggi si è trasformata in un auspicio, quasi in un´invocazione affinché si faccia davvero qualcosa per far ripartire il Paese» gli fa eco Silvia dell´Erba della Rsu Uil che chiamando in causa anche la ben nota questione femminile ribadisce come la festa dei lavoratori dovrebbe appunto essere l´occasione per celebrare i diritti acquisiti dai lavoratori e non, come accade ormai da tempo, quella per una «conta dei danni». 
IL RESPONSABILE dell´Ufficio Immigrati della Cgil Driss Enniya ci va giù ancora più duro: prima parla della nostra provincia come di un territorio in balia di «persone che si credono di essere sceriffi» e poi attacca direttamente una prefettura e una questura «che applicano la legge con troppa severità, e fanno vivere i migranti con una pistola puntata alla testa». «Di Bossi e Fini ci siamo liberati, ma della loro legge vergognosa no» rincara la dose Anna Maria Furlan della segreteria nazionale della Cisl che dopo aver invitato il premier Renzi ad elaborare con urgenza una «contro-riforma» che tolga di mezzo la legge che vincola il permesso di soggiorno al lavoro torna a guardare all´Europa invocando una magggiore attenzione all´economia reale e alle regole dei mercati. «Crediamo che l´Europa vada costruita sul lavoro e sulla dignità e per questo chiediamo al Governo di dare priorità assoluta ad una occupazione che oggi è possibile creare solo dandosi delle regole nuove continua la Furlan che punta tutto sugli investimenti in scuola, ricerca, innovazione e competitività». Poi conclude: «Gli 80 euro vanno bene, ma solo se vengono estesi a tutte le categorie e resi strutturali. La nostra è una Repubblica fondata sul lavoro, ed è dal lavoro che bisogna ogni volta ripartire». 
Ma la piazza del primo maggio è anche l´occasione per lanciare o rilanciare diverse campagne e raccolte firme per i diritti. Da un lato, quella promossa dal coordinamento «Nuove famiglie uguali diritti», una raccolta firme organizzata affinché il Consiglio Comunale di Brescia assicuri la parità di accesso ai servizi comunali attraverso il riconoscimento e la garanzia delle famiglie di fatto ed il sostegno alle nuove forme familiari. Dall´altra, la campagna nazionale promossa da Spi Cgil, Fnp Cisl e Uil Pensionati dal titolo «Nonstiamosereni»: con oltre 1 milioni di cartoline personalizzate che verranno inviate al presidente del Consiglio, i pensionati italiani chiedono al Governo una maggiore tutela del loro reddito, un welfare pubblico e solidale, una legge sulla non autosufficienza e una netta riduzione delle tasse anche per la categoria.

dal BresciaOggi


LE CONTROMANIFESTAZIONI. Marcata la distanza con i confederali

Antagonisti e sindacalismo di base: i cortei alternativi

Per Magazzino 47 e gruppi vicini scritte, slogan e lanci di uova contro le forze dell´ordine e Freccia Rossa

«Alla fine abbiamo fatto tutto ciò che avevamo organizzato, nonostante i divieti»: con queste parole Michele Borra, del Magazzino 47, commenta soddisfatto il corteo «dell´antagonismo sociale», cui hanno preso parte attivisti del centro sociale, del movimento contro gli sfratti, Cross Point, Rete Antifascista e singoli militanti della sinistra antagonista bresciana. Un corteo partito da piazza Garibaldi, come gli altri, ma che sin da subito si è differenziato, non solo per le parole d´ordine, ma anche con un percorso alternativo. Percorso che nei giorni precedenti aveva ricevuto alcuni dinieghi della questura, che ha vietato il passaggio sotto la Prefettura, dove però gli antagonisti sono comunque riusciti ad andare, con un blitz a sorpresa quando il corteo sembrava sciolto.
«LA NOSTRA direzione è contraria a quella dei sindacati confederali che non si oppongono anzi avallano le politiche del governo Renzi», hanno detto dal furgone che, attorno alle 10, si è messo alla testa delle quasi quattrocento persone che si sono dirette, passando per via Ugoni, in piazza Repubblica. Durante il percorso sono state lanciate uova e tracciati slogan sulle vetrine di banche o agenzie interinali, mentre davanti al Freccia Rossa, dove era aperta l´area ristoro con relativo personale all´opera, è stato lanciato il grido «vergogna, vergogna» all´indirizzo di chi ha fatto lavorare le persone anche il Primo Maggio, «con contratti precari, ricatti e sfruttamento». Stesso discorso al Pam di via Porcellaga: come già accaduto negli scorsi anni il corteo alcuni attivisti sono entrati e hanno simbolicamente messo i sigilli alle casse, invitando i lavoratori a scioperare e i clienti a non fare la spesa nel giorno della festa dei lavoratori. 
Pochi minuti di discussioni, senza tensione, e poi il corteo si è nuovamente incamminato passando per piazza Vittoria: qui, nelle intenzioni originarie degli organizzatori il corteo avrebbe dovuto svoltare verso corso Zanardelli per risalire verso il Broletto. Invece ha fatto tappa all´incrocio tra via X Giornate e la piazza, dove, a distanza, era schierato un cordone di poliziotti e carabinieri vicino ad un blindato: dall´impianto audio è stato stigmatizzato «il vergognoso applauso dei poliziotti al congresso Sap ai colleghi che a Ferrara nel settembre del 2005 hanno ammazzato di botte Federico Aldrovandi»; sono state
lanciate uova piene di vernice rossa che hanno colpito blindato e agenti.
Infine il corteo è arrivato in piazza Loggia, con il saluto alle vittime delle strage, per poi concludersi in piazza Rovetta. Qui ci sono stati interventi conclusivi e, verso le 12.30, un gruppetto di attivisti si è diretto verso la Prefettura con lo striscione che è stato appeso sul palazzo del governo, con la scritta “No Job Act, No piano casa, sgomberiamo il governo Renzi”. Anche quest´azione finale non ha creato tensione e il Primo Maggio antagonista è terminato con il richiamo ai prossimi appuntamenti: il 10 maggio per la manifestazione contro il biocidio e il 28 Maggio, nel quarantesimo della strage di piazza Loggia.
MA QUELLO della «sinistra antagonista» non è stato l´unico coerteo alternativo: in chiusura al corteo dei confederali ma a distanza di qualche metro, non solo fisica ma politica e di contenuti, è sfilato lo spezzone del sindacalismo di base, al quale hanno aderito militanti di Sinistra anticapitalista, Rifondazione Comunista e “il sindacato è un´altra cosa” (la sinistra della Cgil che fa riferimento a Giorgio Cremaschi).
No al Job Act, no all´accordo sulla rappresentanza e abolizione della legge Fornero: questi i punti che abbiamo portato in piazza con un corteo alternativo e critico verso le dirigenze sindacali», ha spiegato Sauro Digiovanbattista, di Sinistra Anticapitalista. Contro l´accordo del 10 gennaio da pochi giorni è partita anche un´azione legale presso la Corte Costituzionale, a coronamento della campagna “1 euro contro 10”, che negli scorsi mesi ha raccolto fondi per sostenere le spese per la causa legale perchè «non è accettabile un modello sindacale che cancella le libertà sindacali, scarichi la crisi sui lavoratori e impedisca di difendersi dall´attacco dei padroni».
Questo spezzone del corteo, con numeri che nemmeno gli stessi organizzatori si aspettavano (oltre le quattrocento persone) e che sostiene la lista Tsipras alle prossime elezioni europee, non si è unito a quello dell´«antagonismo sociale», sebbene a un certo punto, in corso Martiri della Libertà, è parso che i due confluissero; ma così non è stato, e il sindacalismo di base ha seguito le vie già percorse dal corteo ufficiale per finire però in piazza Rovetta, nello stesso punto di arrivo del corteo antagonista.


dal BRESCIAOGGI

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